Page 194 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                 territorio del Governo Panrusso, ora nelle mani di un ineffabile “Centro Politi-
                 co” che aveva abbattuto Kolchack.
                     Il “Centro” era in procinto di accordarsi con i bolscevichi ma poteva dirsi
                 ancora in rapporti cordiali con gli occidentali, parte dei cui contingenti tuttora
                 si trovavano sul suo territorio, ma al di là si sarebbe passati nei territori sotto
                 diretto controllo delle armate bolsceviche, compresa la stessa Krasnojarsk, per
                 giungere infine agli Urali, alla Russia europea e a Mosca.
                    Il 9 gennaio Ferraris e Vigliotti giunsero ad Irkutsk, e si misero immediata-
                 mente in contatto con la Missione Militare francese, capo della quale era quel
                 generale  Janin  che  aveva  anche  il  comando  dei  contingenti  internazionali  e
                 dell’intero retro-fronte.
                    L’ufficiale italiano non riuscì ad incontrare il generale francese, che proprio
                 in quei giorni stava mediando un armistizio fra i rappresentanti del “Centro”
                 e gli ultimi fedeli di Kolchack, ebbe però dallo stesso Janin, per mezzo di uno
                 stupefatto ufficiale francese, il consiglio di rivolgersi allo stesso “Centro Poli-
                 tico”, dato che ora quello era il potere civile legittimo a Irkutsk. Dalle autorità
                 di questo effimero stato-cuscinetto, le sole che avessero rapporti ufficiali con i
                 sovietici, i due italiani avrebbero avuto i mezzi necessari ad attraversare le linee
                 bolsceviche fino a Mosca.
                    Alla domanda dei francesi “perché un ufficiale italiano andasse a ponente
                 quando tutti tendevano a levante”, Ferraris rispose seccamente che il suo Co-
                 mando gli aveva “ordinato di andare controcorrente”. E tanto bastava.
                    Presentatosi dunque alla sede del governo di Irkutsk, Ferraris trovò il modo
                 di essere ricevuto presto dallo stesso Antonov, il presidente del “Centro Politi-
                 co”. Fortunatamente costui aveva vissuto 14 anni a Napoli, e ne aveva riportato
                 un eccellente ricordo della Penisola e dei suoi abitanti. Fu appunto parlando
                 un italiano con un forte accento partenopeo che Antonov accolse affabilmente
                 Ferraris, acconsentì alle sue richieste ed anzi gli offrì un posto sul proprio treno
                 presidenziale, col quale era in procinto di partire alla volta di Omsk per incon-
                 trarsi con le autorità bolsceviche.
                    Dopo aver stabilito un armistizio con i partigiani di Kolchack e aver nego-
                 ziato l’evacuazione dei cechi, Antonov era infatti persuaso di poter stabilire
                 un’analoga intesa coi bolscevichi, con la quale ottenere il riconoscimento per la
                 propria repubblica socialdemocratica di Irkutsk, della quale già si vedeva come
                 il “Padre della Patria” tramandato ai posteri.
                    Ferraris accettò l’offerta, tenendo saggiamente per sé i propri dubbi circa la
                 disponibilità futura dei bolscevichi a tenere in piedi l’effimero “Centro Politico”
                 oltre i propri calcoli.




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