Page 190 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                 dirizzo di addio, pubblicato sul giornale cittadino. Ai russi gli italiani lasciarono
                 i due pezzi di artiglieria della Sezione da Montagna, dono dei camerati italiani
                 all’esercito siberiano.
                    Il 7 agosto ebbe finalmente inizio il rientro del Corpo di Spedizione in Estre-
                 mo Oriente, il cui ultimo scaglione lasciò in treno Krsnojarsk alla volta per
                 Vladivostok il giorno successivo, dopo una permanenza di dieci mesi.
                    A Vladivostok il contingente italiano visse gli ultimi mesi della propria per-
                 manenza in Russia. Non furono mesi spiacevoli, se raffrontati alle durezze del
                 periodo siberiano, ma nemmeno ameni. La città, mano a mano che la vittoria
                 dei rossi appariva prossima, era sempre più cupa, il degrado morale si diffonde-
                 va nella popolazione e i rapporti fra i contingenti alleati si facevano insofferenti.
                    Il comando italiano cercò di tenere alto il morale degli uomini il più possi-
                 bile anche in quelle condizioni: parate con la banda in testa ed esercitazioni in
                 ordine aperto vennero tenute frequentemente, mentre nelle lunghe ore di attesa
                 i soldati sistemavano e abbellivano, per quanto possibile, le sedi dei comandi e
                 le caserme.
                    Occasionalmente il colonnello Fassini Camossi partecipava con alcuni uffi-
                 ciali a piccoli ricevimenti nella sede della Missione Internazionale, malinconi-
                 che serate danzanti cui erano invitate anche le autorità russe della città: ministri
                 senza alcun potere e generali senza più truppe, cui si aggiungevano talvolta
                 ricchi borghesi in fuga e aristocratici decaduti, tutti vittime del gran naufragio.
                    Alla fine di agosto il contingente si spostò a Tien-Tsin, dove si sarebbe im-
                 barcato nelle settimane seguenti. A Vladivostok sarebbe rimasta la Missione
                 Militare del tenente colonnello Filippi di Baldissero, come egli stesso aveva
                 suggerito, per rappresentare l’Italia nel Consiglio Militare Interalleato fintanto
                 che vi fossero rimaste le altre potenze .
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                    Prima di lasciare la Russia, il contingente italiano volle abbandonare la sce-
                 na con una certa forma, offrendo una grande festa di addio all’intero corpo
                 militare e diplomatico alleato e alle autorità cittadine . Il primo gruppo, fu
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                 stabilito,sarebbe partito il 22 febbraio.
                    Prima di partire, come consuetudine, gli ufficiali italiani acquistarono degli
                 oggetti in ricordo del periodo passato in Asia. Fassini Camossi, grande amante
                 della musica, comprò un carillon cinese, che avrà una parte importante nella
                 storia del melodramma italiano. Pochi anni dopo infatti, Giacomo Puccini, ami-
                 co del colonnello, ascolterà a casa sua le tre melodie del carillon: la Canzone del



                 330  Telegramma di Filippi a Roma del 14­10­19 e Appunto 4­11­19. AUSSME, E­11, B. 124, f. 16.
                 331  Ivi, p. 361.


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