Page 188 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
P. 188

186                              Missione in siberia

                 ad ammettere che l’intervento era stato un nulla di fatto. Ancora in aprile il
                 Consiglio Supremo di Guerra italiano aveva risposto alle richieste di Filippi di
                 Baldissero a che il contingente fosse rimpatriato, che una tale ipotesi era inac-
                 cettabile per le “probabili recise opposizioni degli alleati” . Cosa aveva cau-
                                                                       324
                 sato quindi il mutamento di intenzioni espresso così chiaramente da Caviglia?
                    Più che negli eventi russi la ragione andava ricercata nell’aggravarsi della
                 situazione in tutta Europa.
                    Tanto in Francia che in Germania e Gran Bretagna gli scioperi si sussegui-
                 vano ad un ritmo preoccupante: i minatori, i ferrovieri, i portuali incrociavano
                 le braccia spesso intonando slogan non troppo diversi da quelli che si udivano
                 nell’ultima Russia pre-rivoluzionaria. Gli stessi militari, che pure erano fra i più
                 fermi nel sostenere l’appoggio alle forze antibolsceviche, dovevano tener conto
                 dell’estrema stanchezza dei propri uomini e della indisponibilità delle nazioni a
                 sopportare altri morti e altre privazioni.
                    Nel contingente francese in Ucraina meridionale si verificarono persino epi-
                 sodi di ammutinamento e sovietismo fra i marinai, tali che a Parigi si decise nel
                 marzo del 1919 l’evacuazione della città ed il disarmo delle milizie bianche.
                    In Gran Bretagna, pressata dalle continue emergenze in Siria e Mesopota-
                 mia, il Cancelliere dello Scacchiere ammoniva di non poter escludere la possi-
                 bilità della bancarotta se non si abbattevano immediatamente le spese militari,
                 mentre anche in Irlanda la situazione sfuggiva di mano.
                    Anche negli Stati Uniti, dove il rientro dei reduci dall’Europa venne accolto
                 in una occasione persino da colpi di fucile, l’opposizione all’intervento russo
                 era molto cresciuta. Il 5 settembre 1919 il senatore repubblicano William Borah
                 aveva apostrofato il presidente Wilson con parole di fuoco:

                       ”Signor presidente: non siamo in guerra con la Russia, il Congresso non
                       ha dichiarato guerra al governo russo o al popolo russo. Il popolo degli
                       Stati Uniti non desidera essere in guerra contro la Russia” .
                                                                       325
                     Persino nel disciplinato Giappone gli scioperi e le agitazioni sindacali di
                 massa, fenomeni autenticamente rivoluzionari, mettevano per la prima volta
                 in discussione le decisioni del governo imperiale e richiedevano l’intervento
                 dell’esercito .
                            326
                    L’Italia, provata dalla guerra, indebitata, e scossa fin dentro le istituzioni dal-



                 324  Telegramma del 20­4­1919. AUSSME, E­11, B. 124, f. 6.
                 325  M. SAYERS, A. E. KAHN, La grande congiura, p. p. 68.
                 326  AURELIO PALMIERI, La politica asiatica dei bolscevichi, Bologna, Zanichelli, 1924, pp. 73­75.


                                                                           capitolo settimo
   183   184   185   186   187   188   189   190   191   192   193