Page 183 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
P. 183

La campagna deL 1919 e iL ritiro deL cSeo            181

                      Tuttavia in quel momento non tutti gli italiani erano tornati a Krasnojarsk.
                   Mancava il piccolo drappello del capitano Ferraris inviato a partecipare alle
                   operazioni contro i bolscevichi del nord.
                      La colonna Romerov, cui erano aggregati, era partita da Krasnojarsk il 2
                   giugno su di una flottiglia di vaporetti fluviali e chiatte al rimorchio, muoven-
                   dosi per tutto il percorso con esasperante lentezza e confusione. Il vapore che
                   trasportava il comando della colonna si era infatti guastato poche ore dopo la
                   partenza, costringendo il resto del convoglio a fermarsi. Ripartiti a velocità as-
                   sai limitata, i navigli della flottiglia “bianca” avevano risalito lo Jenisei per i
                   giorni seguenti in un continuo succedersi di guasti alle caldaie e di incagli sui
                   bassi fondali .
                               317
                      Giunti al 10 giugno, dopo sette giorni di una navigazione che minacciava di
                   durare all’infinito, le truppe vennero infine sbarcate alla confluenza con l’Anga-
                   ra, per compiere a piedi lungo il fiume il cammino fino all’obbiettivo assegnato.
                   La marcia proseguì quindi estenuante per tutti i giorni seguenti, in mezzo al
                   fango, alle piogge e alle zanzare. I bolscevichi, che le informazioni stimavano
                   in non più di 300 uomini, evitavano accuratamente ogni scontro aperto, ma ten-
                   devano brevi imboscate ogni volta che il terreno dava loro occasione. E gliene
                   dava molte. Le piste percorse dalla colonna Romerov serpeggiavano infatti in
                   mezzo a foreste molto fitte, spesso strette tra il fiume e ripide pareti di roccia che
                   offrivano un facile riparo ai cecchini nemici. Altre volte invece piccole pattuglie
                   si avvicinavano alla colonna in marcia al coperto della vegetazione, aprendo
                   improvvisamente il fuoco a distanza ravvicinata per poi darsi alla fuga con i
                   cavalli lasciati poco distante.
                      Benché questi agguati non provocassero mai gravi perdite, esasperavano tut-
                   tavia i soldati, molti dei quali semplici reclute, e li costringevano a procedere
                   con grande circospezione, scrutando il terreno nelle quattro direzioni attorno.
                   Spesso ad un soldato più nervoso degli altri partiva un colpo, al quale poi tutta
                   la colonna faceva seguito in una violenta fucileria contro le ombre e i rami della
                   foresta.
                      Il capitano Ferraris dirà chiaro di aver avuto molte perplessità ad impiegare
                   i propri uomini a fianco dei russi, “[…] soprattutto durante le marce, perché era
                   sovente accaduto che i russi presi dal panico avevano fatto a fucilate fra loro” .
                                                                                         318
                      L’ufficiale italiano elenca nella sua relazione tre scontri sostenuti nella mar-



                   317  “Rapporto del Capitano Ferraris sig. Emilio sulla sua missione presso il 35° Reggimento Tiratori
                       di Stavropol”. AUSSME, F­3, B. 272, f. 6.
                   318  “Rapporto del Capitano Ferraris sig. Emilio sulla sua missione presso il 35° Reggimento Tiratori
                       di Stavropol”. AUSSME, F­3, B. 272, f. 6, p. 4.
   178   179   180   181   182   183   184   185   186   187   188