Page 187 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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La campagna deL 1919 e iL ritiro deL cSeo 185
vo scollamento del fronte anti-bolscevico e la inutilità degli sforzi alleati per
sostenerlo.
“Vera situazione est la seguente: ottanta per cento popolazione Siberia est
bolscevica, benché di tendenze più moderate che in Russia. Movimento
bolscevico non accenna a diminuire et presenza truppe alleate qui dopo
cessazione ostilità in Europa viene interpretata come protezione alla re-
azione tzarista o monarchista. Mancando così qualunque accordo opera
alleati è di pochissimo gradimento. Senza valido intervento attraverso
Russia europea situazione non migliorerà, et in queste condizioni ritiro
contingente sarebbe prova di sincerità di fronte situazione che tutti com-
prendono, pochi osano ammettere” .
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Il 12 giugno il generale Caviglia con un telegramma a Vladivostok rendeva
chiaro l’indirizzo del Governo circa il prosieguo della spedizione in Estremo
Oriente:
“In conformità a quanto è stato stabilito nella riunione tenuta a Parigi,
presenti con me le LL. EE. Orlando, Sonnino e Generale Diaz, occorrerà
addivenire al più presto possibile alle seguenti disposizioni […] Ritiro dei
Corpi di spedizione in Murmania e Siberia Orientale” .
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Si era dunque all’epilogo. Per le stesse ragioni il Governo italiano avrebbe
messo fine anche al progetto di un intervento militare nel Caucaso, dove la Con-
ferenza di Parigi aveva garantito all’Italia una zona di influenza esclusiva nella
zona di Baku, e dove la Banca di Sconto, creatura del capitalismo italiano di
guerra, aveva appena sciaguratamente investito 40.000.000 di lire nella Banca
Transacaucasica, che avrebbe dovuto essere lo strumento della penetrazione
economica italiana nell’area petrolifera, e che si rivelò invece un fantasma fi-
nanziario, capace però di inghiottire soldi reali .
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Del resto, anche se a Parigi nessuno ancora lo ammetteva, l’intero impegno
militare degli Alleati in Russia poteva dirsi in via di liquidazione già dal no-
vembre 1918, quando era venuto meno il pericolo di una alleanza tedesco-bol-
scevica. Tuttavia, almeno formalmente, l’impegno a sostenere i governi bianchi
da parte alleata non era cessato, e nessuno dei contraenti voleva essere il primo
321 Lettera di Fassini Camossi al Ministero della Guerra del 15 marzo 1919. AUSSME, F3, B. 272,
fasc. 3.
322 AUSSME, E11, B. 124, f. 6.
323 RAIMONDO LURAGHI, Problemi economici dell’Italia unita (1860-1918), in: AA. VV., Nuo-
ve questioni di storia del Risorgimento e dell’Unità d’Italia, Milano, Marzorati, 1961, p. 400.