Page 185 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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La campagna deL 1919 e iL ritiro deL cSeo            183

                   centinaio di metri al giorno in mezzo alla foresta, e i difensori che li tormen-
                   tavano di continuo con il tiro dei cecchini, ritardandone la marcia e ritirandosi
                   gradualmente.
                      Alla sera del 29 giugno giunse infine da Krasnojarsk l’ordine per Ferraris
                   di rientrare coi suoi uomini alla base.Quando alla mattina seguente gli italiani
                   ripartirono verso sud diretti alla stazione di Kansk, le operazioni erano ancora in
                   corso. Nessuno seppe mai se i bianchi avessero infine espugnato Kaitin.
                      I  190  km  che  separavano  Ferraris  da  Kansk  vennero  percorsi  con  relati-
                   vo agio, a bordo di carri a cavalli; il 2 luglio i tredici italiani rientravano a
                   Krasnojarsk senza sorprese.
                      Per oltre tre settimane Ferraris e i suoi avevano proseguito nella caccia ai
                   guerriglieri bolscevichi; una lunga marcia durante la quale l’ufficiale italiano
                   aveva potuto farsi un concetto chiaro della guerra che si stava combattendo e
                   forse anche del perché i bianchi la stessero perdendo.
                      L’intera anabasi verso Tesseiev e poi Kaitin era stata in effetti scandita più
                   che dai combattimenti, dalle violenze ai danni della popolazione da parte di
                   entrambe le parti in lotta. In ogni villaggio dove i bianchi arrivavano, immedia-
                   tamente i delatori indicavano gli informatori del nemico o i suoi simpatizzanti,
                   veri o presunti, e puntualmente l’occupazione debuttava con un gran numero di
                   impiccagioni e saccheggi. Dopo qualche tempo in genere, i bianchi ripartivano
                   alla ricerca del nemico, ed i villaggi erano nuovamente rioccupati dai rossi.
                      Spesso un solo paese cambiava padrone tre o quattro volte nel corso di un
                   mese, conteso fra bolscevichi e governativi di Omsk. Ma se per i primi era
                   comunque un successo sfuggire alla caccia e proseguire la lotta, per i secondi,
                   che volevano rappresentare il potere legittimo, questa sanguinosa schermaglia
                   si riduceva nella sostanziale ammissione di non riuscire a controllare il proprio
                   territorio.
                      L’ufficiale italiano racconterà in un successivo resoconto di aver cercato di
                   limitare le violenze del colonnello Romerov, inducendolo ad una qualche mo-
                   derazione . Nel suo rapporto a Fassini Camossi tuttavia il capitano non fa cen-
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                   no a simili tentativi, limitandosi a riportare la sconcertante brutalità dei metodi
                   del comandante russo.

                         “Se le operazioni della colonna Romeroff non hanno avuto grandi risul-
                         tati,  essendosi  sempre  i  rossi  ritirati  su  posizioni  preordinate,  l’azione
                         politica repressiva della stessa è stata violenta e crudele, e più che tale
                         contraria ad ogni principio di equità e illuminato giudizio.


                   319  G. BAZZANI, Soldati italiani, p. 391.
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