Page 189 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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La campagna deL 1919 e iL ritiro deL cSeo            187

                   la vicenda fiumana, era a sua volta in difficoltà nel trovare una giustificazione
                   alla presenza militare in Russia. Quando poi nelle elezioni politiche del 1919
                   il Partito Socialista riportò una clamorosa affermazione eleggendo 156 rappre-
                   sentanti, la sua richiesta di riconoscere la Repubblica Sovietica e di cessare ogni
                   politica ostile verso di essa acquisì sul Governo un peso decisivo. Nell’agosto,
                   il nuovo Presidente del Consiglio italiano Francesco Saverio Nitti, già logorato
                   dalla crisi di Fiume, era stato costretto da una interpellanza parlamentare a ne-
                   gare pubblicamente che l’Italia avesse il minimo coinvolgimento nelle vicende
                   interne della Russia .
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                      In tali condizioni l’Italia, i cui interessi in Estremo Oriente erano pur sempre
                   inferiori a quelli delle altre potenze, ritenne di aver contribuito a sufficienza al
                   tentativo di rimettere ordine nella Russia rivoluzionaria.
                      Un ulteriore telegramma del Ministero della Guerra annunciò al colonnello
                   Filippi il 18 giugno che il contingente italiano sarebbe rientrato a partire dal
                   settembre 1919 imbarcandosi da Tien-Tsin, seguito dagli ex-prigionieri non mi-
                   litarizzati, per un totale di 4.125 uomini .
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                      Avuta notizia del previsto rientro, Fassini Camossi provvide ad organizzare
                   la vita dei suoi soldati per i mesi seguenti avendo cura di evitare che ciò avesse
                   ripercussioni sulla disciplina. Fino a che non si fosse partiti, la responsabilità
                   militare della città sarebbe stata italiana, e ciò sarebbe durato ancora per oltre un
                   mese: i piroscafi per l’Europa non sarebbero stati disponibili prima dell’inverno
                   e gli italiani avrebbero cominciato il trasferimento non prima di agosto.
                      Le settimane seguenti non furono particolarmente agitate, ed anche l’attività
                   dei bolscevichi lungo la transiberiana sembrava essere stata debellata dalle ope-
                   razioni del maggio-giugno precedente. L’unica fonte di preoccupazione erano
                   le notizie dal fronte, dove nell’estate l’arretramento della armate bianche era
                   inarrestabile.
                      Il 7 luglio giunse da Omsk una notizia infausta. Il tenente Petranich, colà
                   distaccato come ufficiale di collegamento presso lo Stato Maggiore di Kolĉiak,
                   era annegato nel fiume Irtys nel tentativo di salvare una donna dalla corrente.
                   L’evento destò profonda commozione nei russi, i cui sentimenti verso gli Alleati
                   che si preparavano a lasciare la Russia non erano dei migliori in quel momento,
                   e l’ufficiale venne decorato alla memoria tanto dal Regio Esercito che dal Go-
                   verno di Omsk .
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                      Al momento della partenza il Comando russo rivolse agli italiani un grato in-


                   327  F. RANDAZZO, Alle origini dello Stato Sovietico, p. 96.
                   328  Ivi, p. 94.
                   329  G. BAZZANI, Soldati italiani, p. 355.
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