Page 184 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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                 cia di avvicinamento a Tesseiev, scontri nei quali, annota, “la colonna ha subbi-
                 to (sic) gravi perdite senza abbattere un solo avversario”:
                    15 giugno alla confluenza fra lo Scinchino e l’Angara, quattro morti e dieci
                 feriti e la colonna disordinata per dieci ore;
                    16 giugno sull’Usolca, due feriti e la colonna ancora disordinata;
                    18 giugno di fronte al villaggio di Bobrova cinque morti e feriti imprecisati.
                    Il giorno 19 infine la colonna giunse al villaggio di Troisco Svadoscoe, poco
                 distante da Tesseiev, dove venne raggiunta dalla notizia che la cittadina, obbiet-
                 tivo dell’intera campagna, era già stata occupata dalla colonna Krassilnikov e i
                 rossi l’avevano abbandonata dirigendosi verso il fiume Kaitin in numero di 800,
                 inseguiti da una colonna di 400 bianchi.
                    Romerov avviò alla volta del Kaitin 200 uomini per partecipare all’insegui-
                 mento, e dispose una sosta di alcuni giorni a Troisco Svadoscoe, dalla quale il
                 24 l’intera colonna si portò poi a Tesseiev.
                    Il clima nella ex-base dei bolscevichi era cupo quanto si può immaginare.
                 Nella piccola città siberiana infuriavano le esecuzioni sommarie dei sospettati
                 di collaborazione coi rossi. Una delazione di un vicino o una semplice paren-
                 tela con un combattente bolscevico erano sufficienti per essere giustiziati. Ma
                 si poteva essere impiccati anche per aver cercato di sottrarre alla requisizione
                 qualche derrata alimentare o per vecchi rancori di paese. A peggiorare le cose
                 venne il giorno 25 la notizia che le forze dei bianchi sul Kaitin erano cadu-
                 te nell’ennesima imboscata, riportandone 25 morti e 27 feriti, senza infliggere
                 all’imprendibile avversario alcun danno.
                    Il contingente di Romerov ripartì quindi nuovamente di rinforzo, giungendo
                 il giorno successivo sul Kaitin, dove i bianchi del tenente colonnello Jelinskij si
                 erano attestati, immersi in un profondo sconforto. I bolscevichi erano trincerati
                 cinque km più in là oltre il fiume, su di un altura boscosa sopra il villaggio di
                 Kaitin. Dalla collina i rossi dominavano oltre al paese anche tutta la macchia
                 paludosa circostante fino al fiume. Il tentativo precedente di sorprendere il ne-
                 mico con un attacco frontale era culminato, prevedibilmente, in un disastro, ed
                 il morale era precipitato al punto più basso.
                    Dopo l’arrivo dei rinforzi i bianchi procedettero quindi ad un secondo tenta-
                 tivo: il reparto di Romerov avrebbe attaccato nuovamente di fronte, gli esausti
                 reparti di Jelinskij avrebbero invece attraversato il torrente più a valle per aggi-
                 rare la posizione nemica.
                    L’azione iniziò il 27, ma si impantanò quasi subito, prima ancora che per il
                 fuoco nemico per le difficoltà di attraversare il fiume e gli acquitrini. Dopo tre
                 giorni le posizioni erano incerte, con gli attaccanti che avanzavano di qualche



                                                                           capitolo settimo
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