Page 195 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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La campagna deL 1919 e iL ritiro deL cSeo            193

                      Il russo sembrava non considerare nemmeno la possibilità che Lenin deci-
                   desse semplicemente di annettere tutto il territorio dell’ex-Governo di Omsk,
                   dando il benservito a lui e a tutti gli altri componenti del “Centro”, e anzi si
                   dilungava a descrivere i programmi che aveva in mente per il suo stato, i prov-
                   vedimenti più urgenti, i progetti futuri. In quel fiume di parole, Antonov rivelò
                   anche due particolari sulle trattative appena concluse, particolari che destarono
                   lo stupore di Ferraris.
                      Il russo, forse compiaciuto di poter raccontare ad un osservatore straniero i
                   frutti della propria abilità di negoziatore, aveva infatti ottenuto dai cechi la con-
                   segna di Kolchack, che viaggiava sotto la loro scorta su uno dei treni da Omsk
                   verso Irkutsk, ed in cambio si era impegnato a consegnare ai cechi la riserva
                   aurea del Governo Panrusso, in modo da sottrarla ai bolscevichi. Ferraris rac-
                   conta a questo punto di non essere riuscito a trattenersi, e di aver domandato al
                   russo come fosse stato possibile accettare un accordo così inaudito tanto per i
                   seguaci di Kolchack che per quelli del “Centro”. Antonov fin lì così loquace, si
                   rabbuiò improvvisamente.

                         Sulla prima parte delle mie supposizioni, cioè sulla inverosimiglianza del
                         consenso dei partigiani di Kolchack, egli alzò le spalle. Era un segno di
                         disprezzo, o voleva dire ch’essi non sapevano di quella condizione? Non
                         potevo insistere, approfondire. Quanto al tradimento egli mi rispose che
                         non era lui ad avere sotto la sua guardia Kolchack […].
                         Quanto all’oro, le forze di cui disponeva il Centro Politico non potevano
                         opporsi agli Czechi ed era stato il Capo di SM delle legioni cecoslovacche
                         che aveva voluto ed imposto la consegna del tesoro di Kolchack.


                      Difficile dire quanto questa ricostruzione risponda esattamente alla verità, lo
                   stesso Ferraris è prudente nel dire che i fatti siano andati proprio nel modo in cui
                   gli venne riferito; certo è che del tesoro di Kolchack si persero le tracce. Come
                   sempre accade in questi casi le ipotesi fiorirono numerose. In tutte le direzioni.
                   Annota però Ferraris: “Al loro ritorno in Patria i Cecoslovacchi fondavano a
                   Praga la Banca dei Legionari in Siberia”. E questo è indubbio.
                      Partito effettivamente con il convoglio presidenziale da Irkutsk il 12 genna-
                   io, due giorni dopo Ferraris giunse a Kansk, al termine di un estenuante viag-
                   gio percorso lentamente sul binario secondario della Transiberiana, mentre su
                   quello principale transitavano i convogli dei cechi, diretti a Vladivostok. Alla
                   stazione di Nijneudinsk, poco prima di Kansk incontrarono il convoglio che
                   conduceva a Irkutsk gli ultimi elementi della Missione Francese e a bordo del
                   quale era anche l’Ammiraglio Kolchack, ormai all’epilogo della propria sfortu-
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