Page 53 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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La guerra civiLe e La pace di Brest-Litovsk 51
la russIa vIsta da berlIno
La pace stipulata dai sovietici con gli imperi centrali ebbe una immediata ri-
percussione sulle scelte strategiche dell’Intesa. Quando le condizioni della pace
furono conosciute esse provocarono uno shock nei vertici politici e militari al-
leati. Ricorderà Wiston Churchill:
“Al posto dell’antica alleata stava un’apparizione dalla fisionomia diffe-
rente da qualsiasi altra mai vista al mondo. Vedevamo uno Stato senza
una nazione, un esercito senza una patria, una religione senza un Dio. Il
governo che affermava di essere la nuova Russia, scaturiva dalla rivolu-
zione ed era alimentato dal terrore. Esso aveva denunciato la fedeltà ai
trattati, aveva fatto la pace separata, aveva reso disponibili per l’attacco
finale a occidente un milione di tedeschi. […] la vecchia Russia era stata
mandata a fondo con la violenza, e in sua vece governava la «bestia inno-
minabile» da lungo tempo preannunciata nelle leggende russe.
Così il popolo russo fu privato della vittoria, dell’onore, della libertà, del-
la pace e del pane; così mancò la Russia nei consigli degli alleati: vi fu
solo un abisso che ancora dura nelle vicende dell’umanità” .
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Occorre considerare che nel marzo 1917 i governi alleati erano da settimane
quasi del tutto privi di notizie sulla situazione russa. Come abbiamo ricordato,
dal giorno del trasferimento del governo bolscevico a Mosca, il corpo diploma-
tico occidentale si era trasferito a Vologda, un piccolo centro al punto di inter-
sezione fra la ferrovia Arkangelo-Mosca e la Transiberiana .
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A Vologda le delegazioni diplomatiche furono completamente isolate dagli
avvenimenti e per tutto il tempo della loro permanenza non furono in grado di
fornire alcuna notizia alle rispettive capitali, tempestandole però di richieste af-
finché le si autorizzasse a rientrare dato che, con la caduta del Governo Provvi-
sorio, non c’era più, a loro dire, un interlocutore con cui avere rapporti ufficiali.
Con ciò, di fatto, la Russia era divenuta per oltre un mese, e un mese cruciale,
terra incognita per gli alleati, lasciando alla Germania campo libero.
Il generale Romei Longhena, che con il diplomatico britannico Lockhart si
era invece trasferito a Mosca cercando una sponda nei settori bolscevichi ostili
alla Germania, commentò: “Se avessimo messo tutti i rappresentati alleati in un
calderone, mescolandoli assieme, non ne sarebbe uscita neppure una goccia di
buon senso” .
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80 W. CHURCHILL, Crisi mondiale e grande guerra, cit., p. 62.
81 W. BRUCE LINCOLN, I bianchi e i rossi, cit., p. 146.
82 Ivi, p. 147.

