Page 194 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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LA PARTECIPAZIONE ITAI.IANA ALLA SPEDIZIONE INTERNAZIONALE CONTRO I BOXER ... 185
al fuoco e, prima che fosse chiarito l'equivoco, si ebbero venti morti. Nel forte
n° 1 si stabilirono contingenti di tutte le Nazioni; nel forte n° 2 presero posto
tedeschi, austriaci e italiani; nel forte n° 3 i francesi, nel n° 4 britannici e giapponesi,
nel n° 5 i russi. La porta occidentale della città fortificata fu affidata alla guardia
dei giapponesi e degli italiani. Successivamente, le truppe occuparono località
costiere per le quali passava la linea ferroviaria da Tien-tsin alla Manciuria,
rientrando rapidamente a Ta-ku, dopo aver lasciato a Shan-hai-kwan un distac-
camento della Marina italiana. Il 5 ottobre il Battaglione Marinai inviò una
compagnia con il tenente di vascello Colli di Felizzano a occupare, insieme a una
compagnia britannica, il Palazzo d'Estate, fino allora adoperato da americani e
russi. I marinai, fra le altre cose, trovarono sul lago, che è davanti al palazzo, due
barche a vapore e alcune lance delle quali si impadronirono, mettendoci un marinaio
di sentinella e alzando a poppa la bandiera italiana. Il 10 ottobre l'ammiraglio
Candiani, con il Vettor Pisani, rientrò a Ta-ku, lasciando nelle acque di Shan-hai-
kwan l'Elba e il Fieramosca. Come si ricorderà, a Pao-ting fu, 140 chilometri a
sud-ovest di Pechino, i Boxer avevano compiuto massacri di cristiani convertiti.
Il Gran Quartiere Generale decise di attaccare la località con due colonne che
dovevano muovere, rispettivamente, da Pechino e da Tien-tsin. Il 12 ottobre le
due colonne, composte da distaccamenti francesi, britannici, italiani (circa 800
uomini, incluse le due compagnie marinai del Fieramosca) (33) e tedeschi, per un
totale di 20000 uomini e 30 pezzi d'artiglieria, agli ordini del generale Gaselee,
iniziarono una lunga e non facile marcia, ma i marinai la superarono abbastanza
agevolmente(34). Cominciarono però ad affiorare i primi segni di contrasto fra i
vari contingenti, specie con i francesi, poiché l'azione contro Pao-ting fu era di
particolare rilievo per gli interessi nazionali francesi. Infatti se la Francia fosse
riuscita ad occupare la località da sola, avrebbe potuto aspirare a spingersi verso
Sud-Ovest, lungo la linea ferroviaria Pechino-Hankow. Dal Tonchino, già in suo
possesso, non sarebbe stato difficile procedere verso settentrione in modo da
raggiungere le truppe già in territorio cinese e dar vita, quindi, a una zona d'influenza
francese, appoggiata alle esistenti Missioni e sostenuta dai reparti armati, in
grado di contrastare la zona d'influenza inglese sullo Yang-tze-kiang e la crescente
espansione tedesca nello Shan tung. Per raggiungere tale obiettivo i francesi
fecero di tutto, cercando di ritardare, con mezzi diplomatici e interventi diretti,
la marcia del contingente di Truppe Internazionali, in modo che i contingenti
francesi, presenti in tutte e due le colonne, potessero raggiungere per primi Pao-
ting fu e occuparla, mettendo gli altri di fronte al fatto compiuto. E così fu. Il
generale Bailloud raggiunse la città con largo anticipo. Quando il 19 le truppe
alleate arrivarono alle porte della città, con i marinai 500 metri avanti al
grosso, videro la bandiera francese alzata di fianco a quella cinese sulle mura.
Può ben immaginarsi il malumore che serpeggiò fra le truppe che dovettero
acquartierarsi fuori città, poiché il generale francese negò il permesso di
entrare in città alle truppe non francesi. I vari comandanti si riunirono e il
generale Bailloud continuò a rimanere fermo nella sua posizione. La questione
dell'ingresso in città fu drasticamente risolta dal generale Gaselee con la minaccia