Page 131 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
P. 131
82 Momenti della vita di guerra
La catastrofe avvenne il 14 dicembre. Il nemico attacca il battaglione Tolmezzo,
ma è respinto con gravi perdite. Eugenio, ferito ai polmoni, è trasportato al posto di
medicazione. Un secondo attacco è ancora respinto, ma il nemico sfonda sulla sinistra
e travolge la disperata difesa del battaglione che si sacrifica quasi tutto sul posto. La 6ª
compagnia cade allineata nel suo schieramento. Pinotto è gravemente ferito, e, mentre
insieme col fratello è dagli alpini superstiti fatti prigionieri trasportato a un posto di me-
dicazione, una granata lo sfracella. Eugenio vuol essere abbandonato a fianco al fratello.
Cala la notte e la neve sul campo di battaglia: sul morto e sul ferito. Per di più un solda-
to austriaco spoglia dei vestiti, dopo averlo ferito d’una pugnalata al collo, il superstite!
Ritrovato ancor vivo la mattina seguente, Eugenio fu avviato ai dolori della prigionia,
per Trento, Innsbruck, Grödig, a Salisburgo, dove si spense il 7 gennaio 1918.
L’ultima sua lettera è del Natale:
Lentamente la ferita ai polmoni migliora: spero di guarire unicamente per voi.
Avevo offerto a Dio la mia vita pur che fosse salvo Pinotto. Dio non ha voluto il mio
sacrificio.
Ora gli offro le mie sofferenze perché allevii il vostro gran dolore. Vogliatemi tanto
bene: state tranquilli per me. Vivo con l’anima al mio Pinotto, a tutti voi .
64
Quando la guerra sarà veduta più da lontano, e si attenueranno i crudi particolari
della vicinanza, sull’orizzonte di quegli anni i due dioscuri alpini sfavilleranno come le
vette candide delle Alpi, che essi amarono. I due modesti ufficiali avran posto nella storia
a fianco ai generali, ai politici e ai diplomatici. Parleranno un’altra voce: esprimeranno i
sentimenti e le speranze di tanta parte dell’Italia che si lanciò in guerra per una più alta
giustizia umana, col senso della tradizione mazziniano-garibaldina d’Italia. Parleranno
essi per tutti, perché con più fede e con più risoluta dedizione si offersero, e la luce del
loro sacrifizio si riverserà su tanta parte delle grigie e oscure vicende della guerra; perché
l’umanità va considerata nelle altezze a cui si leva, e non nelle radici con cui si confonde
con la natura. Non è arbitrio di storico il compendiare nelle piramidi l’antica civiltà d’E-
gitto o nella cupola di san Pietro il sogno di grandezza del nostro rinascimento!
Della civile storia d’Italia
è quest’audacia tenace ligure
che posa nel giusto ed a l’alto
mira e s’irradia ne l’ideale;
Potrà dirsi anche per i due valorosi di Vercelli terra della vecchia Liguria subalpina.
Né i saggi e gli accorti li compatiranno come illusi né citeranno protocolli di pace e
maneggi diplomatici a confusione di chi non disperò nella rotta di Caporetto! Gl’ideali
umani risorgon come Cristo e ritesson la loro tela, e solo in essi, nella loro temperie si
ritrovano e si riconoscono i popoli. «Non de solo pane vivit homo».