Page 130 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


            una carovana di cammelli e nel 1932 aveva percorso l’entroterra della Cirenaica
            da Giarabub a Gialo e Marada. Desio, anch’egli friulano, sarebbe stata la scelta
            più  ovvia  per  accompagnare  Marchesi,  ma  nel  1933  era  impegnato  con  una
            spedizione alpinistica in Iran, e il compito era stato quindi affidato a Caporiacco,
            suo compagno di studi al liceo “Stellini” di Udine, un fatto che ebbe forse il suo
            peso nella decisione.

               La spedizione Marchesi si accampò il 2 aprile ai piedi del Gebel Auenat, nella
            stessa zona di Ain Doua, “piccole sorgenti”, a sud-est della montagna, dove
            sei mesi prima si era fermato Rolle.  Dal piccolo accampamento, dominato
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            dall’antenna radio alta una decina di metri, partivano le escursioni per eseguire
            i rilievi topografici necessari, e il mattino del 7 maggio Marchesi e Caporiacco
            guidarono una pattuglia a scalare la rossiccia mole del Gebel Auenat. Arrivati su
            quella che sembrava la vetta principale, a 1794 m, furono a un tempo sorpresi
            e delusi dal trovarvi il pilastrino innalzatovi da Bagnold, che vi era stato l’anno
            prima, ma un controllo strumentale individuò a breve distanza una cima ancora
            più  alta,  1934  m,  che  si  affrettarono  a  risalire  per  erigervi  il  loro  pilastrino,
            riaffermando il primato italiano, e battezzarla Vetta Italia. Il “grande gioco” era
            fatto anche di questo tipo di competizione, in cui le affermazioni di prestigio
            potevano tradursi in diritto di possesso.
                 Quel  tratto  di  deserto,  anche  nel  1933,  continuava  a  essere  piuttosto
            frequentato. A Cufra erano arrivati in febbraio Robert Clayton a Lady Dorothy
            Clayton-East-Clayton,  provenienti  dal  Gran  Mare  di  Sabbia,  e  poco  dopo
            era  atterrato  Penderel,  diretto  a  un  incontro  con  la  spedizione  che  Almásy
            stava guidando verso il Gilf Kebir e il Gebel Auenat. L’ungherese raggiunse
            la missione Marchesi ad Ain Doua e fu durante la sua permanenza che il 14
            maggio viene scoperta la prima di una serie pitture e incisioni rupestri. La ricerca
            e la catalogazione impegneranno Almásy e Caporiacco per i successivi quindici
            giorni, sguinzagliando gli ascari di Marchesi alla ricerca di altri “sassi dipinti” con
            la promessa di un premio in denaro. Alla fine saranno scoperti non meno di dieci
            siti, con disegni di figure umane e animali anche domestici che proiettavano una
            nuova luce sulla preistoria del Sahara.  L’ungherese si attribuì poi il merito della
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            scoperta, ma il lavoro dell’italiano non era stato da meno e certo impostato su
            basi più scientifiche.  La missione Marchesi rientrò a Cufra il 31 maggio, e il
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            deserto tornò alla sua solitudine maestosa.



            136   M. SOFFIANTINI, Libia 1933: la missione Marchesi, in «L’Universo», luglio-agosto 2012.
            137   A. RINALDINI, Lodovico di Caporiacco e la scoperta dimenticata in Libia, 6 novembre 2019 in
               https://www.erodoto108.com/
            138   F.  FOLISI,  Italiani  nel  Sahara.  Libia  1933:  il  Conte  di  Caporiacco  fra  storia  e  leggenda,  Udine,
               Aviani&Aviani Editori, 2007, p. 229-234.


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