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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


            equipaggiamenti, senza peraltro ottenere un effetto immediato. Oltre che con
            i problemi di produzione, bisognava infatti fare i conti con le altre necessità
            del momento e con le difficoltà dei trasporti per l’Africa Settentrionale, ragion
            per cui nel gennaio del 1942 la situazione era sostanzialmente invariata rispetto
            all’ottobre precedente. 76
               Pur perfettamente equipaggiata, una catena di presidi non avrebbe potuto
            neutralizzare l’attività delle pattuglie esploranti avversarie, e tanto meno svolgerne
            una analoga,  se  la sua  organizzazione  non fosse  stata  completata  con  un
            dispositivo aereo in grado di sviluppare un’azione di sorveglianza a largo raggio e
            di intervenire all’occorrenza in chiave offensiva. I programmi di potenziamento
            concepiti in primavera non avevano  avuto  lo sviluppo previsto, e  dopo  il
            trasferimento a Misurata degli S.81 l’aviazione sahariana era rimasta con i Ghibli,
            sempre più logori, e con qualche CR.42. Se questa configurazione aveva potuto
            sembrare adeguata durante i mesi estivi, quando la minaccia si era fortemente
            ridimensionata, con l’avvicinarsi dell’inverno un tale stato di cose non era più
            accettabile. Di qui la richiesta di velivoli a grande autonomia, tipo S.79, per le
            ricognizioni a lungo raggio, e di una squadriglia di CR.42, nonché di una decina
            di Ca.311, in grado di portare fino a 500 chilogrammi di bombe, da impiegare
            in stretta cooperazione con le pattuglie motorizzate sahariane per far fronte a
            eventuali attacchi lanciati da Cufra o dal Tibesti in concomitanza con un’azione
            su  vasta  scala  sul  fronte  egiziano.  Come i mezzi necessari al potenziamento
            del dispositivo terrestre, anche questi velivoli avrebbero dovuto essere inviati
            dall’Italia,  dal momento  che  la 5  Squadra Aerea non poteva distogliere
                                              a
            nessuno dei suoi reparti dal fronte principale.  Con questi provvedimenti era
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            però ragionevole ritenere che sarebbe stato possibile raggiungere l’obiettivo di
            ridurre la libertà di movimento delle forze avversarie e nel contempo incidere
            sull’atteggiamento delle popolazioni dell’interno riaffermando con decisione la
            presenza italiana.
               Ancora una volta tuttavia le risorse necessarie, per quanto non particolarmente
            consistenti, andavano al di là delle disponibilità del momento e, in attesa del



            76   Nell’ottobre  1941  il  Comando  Sahara  Libico  contava  130  ufficiali,  174  sottufficiali,  780
               graduati e soldati italiani, 2991 graduati e soldati libici, con 28 mitraglieri da 20 mm, 16
               cannoni controcarro da 47/32, 16 cannoni da 77/28, 257 automezzi, numeri che nel gennaio
               1942 erano cambiati di poco: 130 ufficiali, 204 sottufficiali, 796 graduati e soldati italiani,
               2869 graduati e soldati libici, con le stesse armi pesanti, alle quali si erano aggiunti 8 cannoni
               controcarro da 37/54 e 3 cannoni da 75/27, e 245 automezzi (A. MOLINARI, Desert Raiders
               op. cit., p. 31-33).
            77   Comando  Superiore Forze Armate  Africa Settentrionale,  Stato  Maggiore,  Organizzazione
               della vigilanza desertica, promemoria dell’11 settembre 1941, AUSSME, Rep. I-4, b. 16, f. 1,
               Avvenimenti nel Sahara Libico.


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