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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


            retrovie delle forze italo-tedesche per colpirne con azioni mirate di sabotaggio
            i punti sensibili,  in particolare aeroporti  e  depositi.  Compiuta la missione,  i
            sabotatori avrebbero raggiunto località prestabilite dove li avrebbero attesi le
            pattuglie motorizzate del LRDG per riportarli nelle linee britanniche. Il loro
            campo d’azione sarebbe quindi stata la fascia costiera, ma la conoscenza del
            deserto che avevano gli uomini del LRDG sarebbe stata fondamentale per il
            successo della delicata fase di rientro. Per poter svolgere efficacemente questa
            tipologia  di  missione,  l’unità  speciale  immaginata  da  Stirling  doveva  avere  la
            massima  libertà  nel  reclutamento  e  nella  scelta  dell’equipaggiamento,  pieno
            accesso  ai dati di intelligence  più aggiornati,  e  uno status  particolare  che  la
            ponesse direttamente alle dipendenze del massimo vertice militare, data la natura
            strategica e non tattica delle sue azioni. Dall’insieme di queste caratteristiche non
            è difficile arrivare a catalogarla come unità delle forze speciali, concetto oggi di
            uso corrente ma all’epoca del tutto innovativo.
               Nella consapevolezza di quanto il suo progetto fosse lontano dall’ortodossia
            accettata, Stirling aveva la certezza che se lo avesse inoltrato lungo la scala gerarchica
            il documento  si  sarebbe arenato  a uno dei  livelli  intermedi  della  burocrazia
            militare, finendo con l’essere inesorabilmente cestinato. Per scongiurare questo
            rischio, quando a luglio inoltrato fu finalmente in grado di alzarsi dal letto, decise
            di ignorare le procedure e, secondo il suo tipico stile, di arrivare direttamente
            al vertice. La leggenda successiva ha romanzato il modo in cui, eludendo tutti
            i controlli, riuscì  a entrare nel quartier generale delle forze britanniche del
            Medio Oriente e a raggiungere fortunosamente l’ufficio del sottocapo di stato
            maggiore, generale Neil Ritchie, e a farsi ascoltare prima di essere acciuffato dalla
            sicurezza che era alle sue calcagna, ma con tutta probabilità le cose andarono in
            modo molto meno avventuroso. Sia Ritchie, sia il nuovo comandante in capo
            del Medio Oriente, Sir Claude Auchinleck, erano scozzesi, durante la Grande
            Guerra entrambi avevano prestato servizio sul fronte occidentale con suo padre,
            il generale Archibald Stirling, Auchinleck era un vecchio amico di famiglia e
            Ritchie era stato più volte a caccia nella tenuta degli Stirling a Keir, nel Perthshire,
            e quella era un’epoca in cui i legami di reggimento, di classe e di famiglia avevano
            un peso. Stirling poi sapeva farsi ascoltare e non sorprende quindi che Aunchileck
            e  Ritchie  gli  abbiano  dato carta  bianca. Si può dire con buona certezza  che
            questo  fu  però possibile  solo per il particolare  contesto  ambientale,  quello
            dell’esercito  britannico,  con le  sue  fortissime  tradizioni  reggimentali  e  i suoi
            intrecci di altrettanto forti legami familiari e sociali, e per il particolare momento
            storico, con le armate italo-tedesche ammassate alla frontiera egiziana dopo una
            travolgente avanzata attraverso la Cirenaica, ma quella decisione avrebbe avuto
            conseguenze di lunga portata.
               Mentre veniva avviato il reclutamento, e iniziato un improvvisato


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