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2 Sessione - La memoria dei caduti 119
popolata di cavalieri medievali, nobili guerrieri e sacri momenti sacrificali». Con-
sideravano osceno questo stile. 7
Nei versi di trincea o nelle rappresentazioni di Viani trovano espressione la
disperazione e l’orrore della guerra ma anche l’attaccamento alla vita. 8
Il 23 dicembre 1915 così si esprimeva Ungaretti:
Veglia
Cima Quattro
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrate
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
E poco più d’un anno dopo:
Mattina
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917
M’illumino
d’immenso.
Quel che i soldati vedono è narrato con parole quasi rarefatte nell’urgenza degli
accadimenti. A volte è come se le parole nella situazione vissuta dopo anni di guer-
7 Winter Jay M.: op. cit., p. 291. Renato Serra, interventista e tra i primi caduti del 1915, così
scriveva: «Come si vede e si sente diversa la guerra, a esserci in mezzo. Si fa. Ma è ormai come
la vita [...] E come la vita è piuttosto triste e rassegnata: ha un volto stanco, pieno di rughe e
di usura, come noi».
8 Nelli Beppe: op.cit., p. 105.