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208 Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione
le “soddisfazioni morali”, una concreta attuazione. Tutti i cittadini alle armi
che ne fecero richiesta, per verificarne le “eccezionali qualità” furono affidati
all’opera di padre Agostino Gemelli, già autore di studi sistematici sulle com-
ponenti psicologiche e attitudinali dei soldati tra i quali ricordiamo il suo Il
nostro soldato. Saggi di psicologia militare del 1917 che si concentrò sul processo
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selettivo – e sulla necessità dello stesso – degli aviatori. Una necessità che rile-
viamo sentita in tutti i paesi della Triplice Intesa tanto che, nel 1916, indissero
un convegno medico-aeronautico a Parigi. Per l’Italia, partecipò lo stesso Ge-
melli che era anche latore di studi che effettuò, negli anni precedenti, presso
l’Università di Monaco, ovvero su personale che gli eventi storici tradussero in
nemici nel conflitto mondiale.
Le selezioni affidate al sacerdote si fecero sempre più approfondite. La crea-
zione di questo nuovo combattente doveva necessariamente passare per l’acqui-
sizione di una idoneità fisica, psichica e attitudinale che, oltre alla scelta dei più
idonei a tal impiego, avrebbe determinato la riduzioni degli incidenti mortali e
la perdita di velivoli. Parimenti, una selezione troppo stringente, avrebbe però
comportato il problema di una scarsa alimentazione del personale navigante.
Considerando solo gli ultimi mesi di conflitto e per rendere conto della dimen-
sione quantitativa di uomini che ambivano alla veste di nuovo combattente, dal
1° agosto 1917 al marzo 1919, presso il Laboratorio Psicofisiologico del Coman-
do Supremo del Regio Esercito di Torino, Agostino Gemelli e il suo collabora-
tore Amedeo Herlitzka, sottoposero a selezione 11.000 candidati al pilotaggio
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e circa 3000 tecnici. Solo il 60% degli idonei alle prove fisiche e psichiche uscì
dalle scuole di volo con il brevetto di pilota militare: per disporre dei 315 piloti
previsti per il mese di giugno 1917, fu necessario procedere alla selezione un
numero quasi doppio di aspiranti. Queste statistiche, se ci forniscono l’idea di
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quanti soldati sognarono di combattere dall’interno della carlinga di un aereo, ci
rendono anche conto del fatto che le necessità di arruolamento imposte dalla
guerra determinarono un importante allargamento della base sociale degli aspi-
ranti aviatori: non erano solo rampolli di famiglie bene o provenienti dalla no-
5 Cfr. Agostino Gemelli, Il nostro soldato. Saggi di psicologia militare, Treves, Milano 1917.
6 Hertlitzka Amedeo, L’arruolamento dei piloti dell’aria, in «Le vie d’Italia – Rivista mensile del
Touring Club Italia», marzo 1919, p. 150.
7 Caffarena Fabio, Dal fango al vento. Gli aviatori italiani dalle origini alla Grande Guerra, cit., p. 90.

