Page 228 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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226        Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione




            Una battaglia dai tanti nomi
               I loro corpi giacciono nel Sacrario Militare di Oslavia. Riposano l’uno vicino
            all’altro a partire dal sacello numero uno, aprendo il lungo silenzio che percorre
            le 57.201 salme dei Caduti italiani e le 539 di quelli Austro-Ungarici, esumati dai
            vari cimiteri di guerra sparsi dall’Altipiano della Bainsizza al Vipacco.
               Sono i Carabinieri che il 19 luglio 1915 tentarono l’assalto al Monte Podgora,
            un’altura che costituiva un’importante testa di ponte austriaca sulla riva destra
            dell’Isonzo e che divideva le truppe italiane dalla città di Gorizia, affrontando la
            drammatica prova, nonostante non fossero addestrati ed equipaggiati per l’im-
            piego come fanteria di linea; i più coraggiosi si offrirono volontari per aprire i
            varchi nei reticolati nemici. In poche ore furono oltre 200 i Caduti, i dispersi e i
            feriti, senza distinzioni di grado. La città, il maggior centro abitato “irredento”
            subito a ridosso del confine orientale, costituiva un importante snodo stradale
            e ferroviario dell’Impero asburgico, in particolare verso il mare.  Per tale azione
            di guerra furono concesse ai Carabinieri 9 Medaglie d’Argento, 33 Medaglie di
            Bronzo e 13 Croci al Valor Militare.
               Seppur si tratti di una battaglia nota nelle sue diverse fasi  ed oggetto di
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            12   Il Diario Storico-Militare del Reggimento Carabinieri Reali individua come compito iniziale
               affidato il garantire “la sicurezza e la difesa del Comando Supremo […] ed anche dell’Inten-
               denza Generale, qualora gli alloggiamenti di questa fossero disposti nella medesima località
               ove risiede il Comando Supremo”. Quindi, due dei tre battaglioni furono messi a disposizio-
               ne insieme al comando del reggimento ed alla bandiera, per un mese (5 luglio-6 agosto), del
               Comando del 6° Corpo d’Armata, andando a sostituire il 36° Fanteria che a Lora Podgora
               lasciava a disposizione dei Carabinieri le sue due sezioni mitragliatrici. Il reparto fu così im-
               piegato per la costruzione e il rafforzamento delle trincee avanzate, mentre si dovette aspet-
               tare qualche giorno per vederlo impiegato in combattimento. Tra i vari compiti assegnati al
               reparto per l’assalto previsto per il 19 luglio era anche stabilita “una sortita […] per danneg-
               giare più che possibile il reticolato”. Un plotone di 20 uomini (10 genieri e 10 carabinieri, al
               comando di un ufficiale del genio) cercò di distruggere parte del reticolato con l’esplosione
               dei tubi e la perdita di due militari (uno per arma). Successivamente venne stabilito il con-
               corso dei due battaglioni Carabinieri all’azione del 12° Fanteria nell’avanzata. Nel contempo
               la situazione igienico-sanitaria si mostrava sempre più delicata tanto che lo stesso 18 luglio
               furono quattro i decessi causati da “gastro-enterite di carattere sospetto, con conseguente ra-
               pido [sic] di deperimento organico”. Il giorno dopo la “forza combattenti” era di 28 ufficiali
               e 1236 militari di truppa, con l’esclusione dei caduti e dei feriti da colpi isolati o nelle prime
               azioni e dei militari che avevano contratto l’infezione. Il 19, giorno dell’assalto con obiettivo
               quota 240, i due battaglioni carabinieri furono rinforzati da un battaglione del 36° Fanteria.
               Dopo quattro ore di inutili tentativi di oltrepassare le trincee nemiche e raggiungere l’obiet-
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