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56         Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione




            sorta di alienazione tra gli uni e le altre e favorendo l’instaurarsi di una mentalità
            “burocratica” alimentata dal carattere di immobilità della guerra, contribuendo a
            ridurne l’efficacia. Ne risultava infatti compromessa la prontezza di risposta dei
            comandi, un fenomeno che diventava evidente quando all’improvviso lo scena-
            rio si modificava imponendo un ritmo dell’azione per il quale mancava l’abitudi-
            ne, come ebbe a rilevare un acuto osservatore quale il generale Luigi Capello:
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                  Da queste pastoie i Comandi non seppero sciogliersi e ciò dava al loro funziona-
                  mento un difetto grave di scioltezza e di agilità che li rendeva impotenti di fronte
                  alle necessità urgenti che spesso insorgevano. E le deficienze di agilità maggior-
                  mente  si  riscontrarono  quando  l’azione  militare  cambiando  carattere  accennò,
                  sia pure transitoriamente, a divenire guerra di movimento. Così avvenne dopo la
                  presa di Gorizia, dopo l’offensiva del maggio 1917 e dopo quella di agosto dello
                  stesso anno.

               Per risolvere il problema del comando e controllo a livello tattico sarebbe stato
            necessario disporre non solo di mezzi tecnici più avanzati, e in particolare di colle-
            gamenti radio in fonia proiettati fino alle minori unità, ma anche se non soprattutto
            impostare su basi diverse la condotta dell’azione, concedendo una maggiore auto-
            nomia ai livelli gerarchici più bassi. Erano due linee di tendenza che nel 1918, con
            la comparsa di apparati radiotelegrafici da trincea e con l’evoluzione tattica della
            fanteria, cominciarono a manifestarsi, ma perché il sistema oltre a essere efficiente
            diventasse anche efficace sarebbe servita una diversa cultura organizzativa.
               La capacità produttiva dell’industria e l’efficienza dello stato moderno in ter-
            mini di capacità gestionali e di controllo, nonché la pari efficienza dell’organiz-
            zazione militare che ne era l’espressione, sono tra le ragioni per cui la Grande
            Guerra proseguì fino all’esaurimento di una delle due parti in campo, andando
            oltre ogni previsione, ma non sono le uniche. Prima del 1914 si riteneva impos-
            sibile che un conflitto di massa potesse essere di lunga durata per l’impatto che
            questo avrebbe avuto sull’economia, incapace di reggere allo sforzo. I meccanismi
            di mobilitazione industriale, e l’attiva presenza dei governi in tutti i settori della
            vita delle nazioni, permisero di superare questo limite, ma a estendere la durata
            del conflitto contribuì anche l’atteggiamento delle popolazioni, e non solo per
            effetto del processo di militarizzazione della società in atto da qualche decennio.



            31   LUIGI CAPELLO, Note di Guerra, Vol. I, Dall’inizio alla presa di Gorizia, F.lli Treves Editori,
               Milano, 1920, pp. 71-72.
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