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54         Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione




            guerra nell’ambito delle rassicuranti certezze di una pianificazione dettagliata e
            puntuale.  Tutto questo portò all’emergere di un tipo di organizzazione che se
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            era certamente efficiente, dal momento che riuscì con continuità ad alimentare lo
            sforzo, non era altrettanto efficace, dal momento che questo sforzo non riuscì a
            raggiungere i risultati sperati, nonostante l’entità delle risorse assorbite.
               Mentre alle brigate, alle divisioni e ai corpi d’armata venivano assegnati trat-
            ti di fronte di ampiezza calcolata in funzione della loro forza numerica e della
            loro potenza di fuoco, nelle retrovie nasceva e si sviluppava una rete di comandi
            posizionati a una distanza dalla linea del fronte direttamente proporzionale al
            loro rango e collegati da una rete semipermanente di comunicazioni telefoniche
            e telegrafiche che arrivava fino a ridosso delle prime linee ed era indispensabile
            per il funzionamento della struttura logistica che alimentava la guerra. Sistemati
            in edifici scelti in ragione della disponibilità di spazi per uffici e della facilità di
            accesso alle linee di comunicazioni, e di solito ben oltre il raggio d’azione delle
            artiglierie avversarie, gli alti comandi, fino al livello di corpo d’armata se non di
            divisione, tendevano ad avvitarsi in una routine di tipo burocratico-manageriale,
            finalizzata al soddisfacimento delle mille esigenze dell’organizzazione dell’eser-
            cito. La guerra veniva ricondotta ai metodi di lavoro dell’ufficio e della fabbrica,
            e ciò che non era definito preventivamente a livello procedurale, veniva risolto
            via telefono, secondo un modo di operare che spersonalizzava l’interlocutore ed
            enfatizzava la dimensione gestionale della funzione di comando.
               Questo stato di cose, derivante dalle dimensioni stesse degli eserciti, fu ben
            descritto dal brigadiere generale John Charteris, dal 1915 al 1918 a capo della
            branca intelligence della British Expeditionary Force, che il 7 aprile 1916 così scrive-
            va nel suo diario, sottolineando sia la complessità del problema organizzativo, sia
            la distanza dei comandi dalla realtà del fronte: 29


                  Sono molto colpito dal fatto che nessuno dei nostri visitatori, anche quelli con i
                  quali abbiamo contatti costanti, si sia mai reso conto prima di arrivare qui di quale
                  enorme organizzazione sia diventato l’esercito in campo. […] Quasi tutte le rami-
                  ficazioni della vita e dell’ordinamento civile hanno il loro equivalente nell’ambito



            28   FILIPPO CAPPELLANO, BASILIO DI MARTINO, La catena di comando nella Grande Guer-
               ra. Procedure e strumenti per il comando e controllo nell’esperienza del Regio Esercito, Itinera Progetti,
               2019, pp. 14-15.
            29   JOHN CHARTERIS, At GHQ, Londra, 1931, pp. 208-210.
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