Page 89 - Adriatico 1848. Ricerca e significato della contrapposizione marittima - Atti 25 settembre 1998
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LA  CAMPAGNA  NAVALE DEL!.A  MARINA  SARDA  IN  ADRIATICO NEGLI ANNI  1848-1849   79


         veneta.  Si  ebbe un  morto  e  qualche ferito  (gli  austriaci  persero  dodici  uomini);
         il  Tripoli fu  colpito  da  una  decina  di  colpi  con  qualche  danno,  meno  ne  ebbe
         il  Crocia fa (82) .
             Il  pendolamento lungo le coste dell'Istria,  in  definitiva,  costituiva  un blando
         controllo  del  traftìco  mercantile  austriaco,  mentre  le  unità  da  guerra  stavano  in
         porto a Trieste.  Tuttavia  il  controllo era così  blando che i giovani  ufficiali  imbar-
         cati  erano  piuttosto sfiduciati  dal  comportamento dell'ammiraglio (83),  a  maggior
         ragione  per il  fatto  che aveva  dato assicurazione  al  Lloyd
             che  non avrebbe  molestato  le  navi  commerciali,  a  condizione che avessero  a  bor-
             do,  nel  viaggio  di  andata,  una  dichiarazione  consolare  comprovante  il  viaggio  da
             compiersi,  gli scali,  l'orario e  non trasportassero  truppe,  anni,  munizioni;  al  ritorno
             analoga  dichiarazione  di  un console sardo (84).
             Rendendosi conto della  ambiguità (ma  fino  ad un certo punto) delle dispo-
         sizioni pervenutagli, l'Albini - sostenuto dallo Spinola - propone al  Governo l'at-
         tuazione del blocco. Nelle more, in previsione di una possibile ma poco probabile
         sortita  delle unità  austriache,  dispone  un  piano  di  combattimento,  ma  prende in
         considerazione solo  la  squadra sarcla  e  la  venela.  Ci  si  può chiedere perché ab-
         bia  escluso  le  navi  dell'ammiraglio  De  Cosa,  considerato che  la  pianificazione  è
         ciel  4 giugno,  prima del  distacco  di  queste (85).
             L'autorizzazione al  blocco perviene da Re  Carlo Alberto e viene preparata la
         dichiarazione ufficiale da presentare al  Governatore di Trieste, a firma dei tre am-
         miragli  (Albini,  Bua,  De Cosa)  il giorno  12 giugno.  La  dichiarazione deve essere
         ritoccata  e  tolta  la  firma  dell'ammiraglio  napolètano in  quanto  nel  mattino dello
         stesso giorno arriva  nella  rada  di Trieste  il  piroscafo napoletano  Capri con il  bri-
         gadiere Cavalcanti con l'ordine perenlorio per l'ammiraglio De Cosa di  lasciare le
         acque dell'Alto Adriatico  dirigendo per la  Sicilia;  in  caso  di  resistenza  egli stesso
         avrebbe surrogato  il De Cosa.

              Esultanza  degli  equipaggi  napoletani,  ingiurie  di  quelli  sardi,  ma  presa  di
         coscienza degli ufficiali piemontesi che fanno pubblicare sul giornale di Venezia
         una  lettera  di  saluto,  avendo  recepito  che  la  decisione  veniva  dal  re  e  non
         dall'ammiraglio.

             Il  bando del blocco è  ben noto (86),  però è  da notare che l'Albini,  nell'elen-
         care le  cause che ne avevano provocato  l'attuazione,  scrive:
             (. .. ) continuando,  malgrado  il  silenzio  delle  batterie della  notta,  a  tirare  molti  colpi
             di cannone, alcuni dei quali giunsero di  rimbalzo sulla fregata sarda San Micbele C ... )
             È  piuttosto  strano  che  il  comandante  in  capo  della  squadra  sarda  reputi  i
         colpi  di  rimbalzo  una specie di  anonialia del  tiro.

             Le  batterie  costiere sistemate sul  litorale  triestino,  ed in  particolare  la  batte-
         ria  Lengo,  erano  addestrate  per effettuare  i tiri  di  rimbalzo  aumentando  le  pro-
         babilità  di  colpire il bersaglio (87).
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