Page 86 - Adriatico 1848. Ricerca e significato della contrapposizione marittima - Atti 25 settembre 1998
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                 L'intenzione  era  cii  effettuare  gli  sbarchi  a  cavallo  clelia  batteria  per pren-
            derla  cla  due lati.
                 Vi  fu  un cannoneggiamento durato circa  un'ora tra le imbarcazioni maggiori
            e  la  batteria che mise  a  bordo del  Trtpoli  tre  colpi senza danno.
                 Aumentato il mare "impossibile sarebbe stato  uno sbarco sulla  costa;  le im-
            barcazioni  minori  furono  rimorchiate  fuori  dalla  zona,  così  come  la  fregata.  La
            110ttiglia si ritirò a passare la  notte a Sacca di Piave ecl  il mattino successivo rien-
            trò  a  Venezia".
                 Il  Pezza  riporta  che "il  comandante Villarey,  che ne aveva  la  direzione,  fu
            criticato per questa eccessiva prudenza" (66);  Inchino scrive che "l'impresa fu  con-
            dotta con scarso ardore combattivo dal  Villarey,  il  quale,  dopo poche salve spa-
            rate contro il forte,  giudicò il mare troppo grosso per continuare l'operazione,  e
            si  ritirò  senza  aver  concluso  nulla.  Per questo  suo comportamento  troppo  pm-
            dente,  il Villarey  fu  esonerato  elal  comando" (67);  Homiti (68)  si  rifà  ael  una  fonte
            austriaca concludendo che "il Villarey fu  giudicato troppo prudente e  privato del
            comando della  fregata  J3eroldo"  ma promosso contrammiraglio nel  maggio 1849;
            Po  è  parziale  ed assegna  cinque  proiettili  a  bordo  del  Trtpoli;  nessun  accenno
            al  Villarey (69).
                 Oltre al  rapporto del  Cialdi  (che scambia le  due unità),  sul  Malfa/allO c'era
            il  giovane  Faà  di  Bruno  che  così  relaziona  il  genitore  con  una  lettera  datata
            Pirano Istria  li  4 giugno  1848:
                 Carissimo  padre
                 mi  affretto  .1  scrivere  onde  farle  conoscere  l'esito  della  spedizione  di Caorle  ch'io
                 nell'ultima  mia  dal  Lido  di  Venezia  le  annunciava.  Avant'ieri  dunque  in  un col  pi-
                 roscafo  Tripoli e  Roma  (piroscafo  del  P~lpa) rimorchiammo  la  fregatn  flero/do sei
                 !ance  cannoniere  e  vari  lancioni  per isbarco,  il  tempo  non era  troppo  bello,  con
                 tutto ciò arrivammo alle ore 2 p.m. dinanzi a Caorle e su bito il Tl'ipoli e noi (Mallafano)
                 avvicinandoci  di  più  a  terra  di  quel  che  poteva  t~lfe  la  fregata  stante  il basso  fon-
                 do,  cominciammo il fuoco  contro  una  batteria  nemica.  Dopo un'ora  di  cannoneg-
                 giamento essa  cessò dal  tirare,  ed intanto la  fregata  ci segnalava  l'ordine di  cessare
                 il fuoco  a  motivo  del  mare  che s'era  ingrossato  l~  dell'impossibilità  di eseguire  lo
                 sbarco. Allora  la  batteria vedendo il nostro allontanarsi tirò ancora alcune vane can-
                 nonate  ad  una  gran  distanza  di  tempo l'una  dall'altra,  il che veramente  fa  suppor-
                 re,  l'averla  noi  quasi  smantellata.  Dovemmo  dunque  nuovamente  rimorchiare  li
                 bastimenti (eccetto la  fregata  che rimase  sul  luogo) al  Lido  di Venezia,  e  finire  co-
                 sì  un'impresa  che s<lrebbe  andata a  meraviglia se  il  tempo  non veniva  a  molestar-
                 ci.  lo avevo giù  ottenuto d'imbarcarmi nella  lancia  per andare all'assalto dei lancioni
                 nemici  che  trovavansi  nel  fiume  lontani dalle  nostre  palle.
                 Il  Tl'ipoli ricevette  a  bordo  tre  palle  nemiche  senza  però  tar  male  a  nessuno.  Noi
                 invece  neppur una  ebbimo a soffrire.  Ma  bensì l'assicuro che quelle  del  mio  can-
                 none da  32  il  nemico  le  dovette sentire  bene,  io  stesso ne  tirai  più  di  8  e  le  altre
                 le  diressi  quasi tutte  io,  quelli a  bordo che stavano a  vedere  ne  dicevano il giusto
                 mio colpire  sicché  io  ne  prendeva  gusto e  mi  sembmva  un  bellissimo divertimen-
                 to,  che soffrii di  dover lasciare così presto.
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