Page 87 - Adriatico 1848. Ricerca e significato della contrapposizione marittima - Atti 25 settembre 1998
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LA CAMPAGNA NAVALE DELLA MARINA SARDA IN ADRIATICO NEGI.I ANNI 1848-1849 77
Conciossiaché noi fummo i primi della squadra che vedemmo il fuoco nemico,
ed i miei compagni ben a ragione ne sono gelosi. Tutti aneliamo che il nostro
Ammiraglio ci conduca una volta a distruggere la tlotta nemica in Trieste, ma già
ne disperiamo (, .. ) (70).
Come si può riscontrare da questa lettera, i giovani ufficiali erano animati
da spirito combattivo, anche se non in possesso di una visione globale del pro-
blema. Lo mette in evidenza anche il Romiti che riporta una lettera del guardia-
marina Vittorio Lamarmora alla madre scritta il 19 giugno (71).
Questo aninlus pugnandi dei giovani ufficiali era certamente trasmesso an-
che agli equipaggi, specialmente quando erano a tiro le unità da guerra austria-
che e quanclo vedevano navigare indisturbate le unità mercantili. Di fatto,
quando il lO di giugno le unità sardo-napoletane si ancorarono a Trieste ad una
distanza di due miglia da quelle avversarie senza recare alcuna offesa, a bordo
del S. Michele e del Des Gelleys si ebbe un primo tentativo di ribellione (72).
Quando le unità dell'ammiraglio Albini si presentarono a Trieste nella notte
sul 7 giugno, qualche batteria austriaca aprì il fuoco e fu colpito il S. Michele.
Nella circostanza degli ormeggi si ebbe qualche inciclente per evitare di andare
sotto il tiro delle batterie e fu necessario l'aiuto clelle navi a vapore per i rimorchi.
La settimana clal 7 al 14 giugno fu piuttosto intensa sia dal punto cii vista
militare che da quello politico e diplomatico.
Tra le batterie della città e le unità in racla vi fu qualche sporadico scambio
di colpi, ma le unità sarcle e napoletane, a meno cii qualche singola puntata sui
sorgi tori clelia costa istriana o del litorale veneto, rimanevano in attesa delle na-
vi austriache, alla l'oncia (73).
Uno scambio di colpi programmato, invece, avvenne tra il forte e le batte-
rie cii Caorle e il Daillo al comanclo di Persano (74).
Seconclo Romiti, il Daino doveva scortare un convoglio che portava rinfor-
zi alla fortezza cii Palmanova e Persano "pensò di fare esercitare l'equipaggio
al tiro al bersaglio contro il forte, per circa 40 minuti". Effettivamente questo è
il pensiero di Persano esplicitato sul Giornale di bordo alla clata dal 12 al 13
giugno (75).
Al termine del cannoneggiamento effettuato come "nave isolata", ma con
qualche via cl'acqua causata da un colpo sotto il galleggiamento, gli viene pro-
posto di reiterare l'allacco con altre forze nel frattempo pervenute da Venezia.
Accetta di partecipare ma rifiuta il comando della operazione anche se più an-
ziano cieli 'ufficiale incaricato della spedizione "anfibia", il Tenente Timoteo.
AI momento dell'attacco la batteria del forte colpisce la cannoniera veneta
La Furiosa: si ebbero 16 morti e 14 feriti gravi. Dopo aver soccorso i feriti e re-
cuperata una barca, ritenendo di aver "adempiuto in tal moclo ad ogni mio do-
vere" il Persano si allontanò dalla zona.
Successivamente all'azione, il giorno 15, il Persano invia all'ammiraglio Albini