Page 85 - Adriatico 1848. Ricerca e significato della contrapposizione marittima - Atti 25 settembre 1998
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LA  CAlVIPAGNA  NAVALE DELLA  MARINA  SARDA  IN  ADRIATICO NEGLI ANNI  1848-1849   75


              Noi stiamo costeggiando da Trieste a Pola e di tanto in tanto gettiamo l'ancora avan-
              ti  a  qualche  paesotto della  Dalmazia [intende  Istrial ove  troviamo somma simpatia.
              La  nostra  è  una  guerra veramente di  nuovo genere,  si  va  a  terra  in  paesi  nemici a
              far  prowigioni e vi si  trova sonuna accoglienza.  Persone di  terra  vengono a  bordo,
              gridando  "Viva  gli  Italiani".  Il  sindaco  di  Piranzo,  [Pirano?  Parenzo?l  grosso  villag-
              gio della  Dalmazia  [sic] , va  a  far  colazione  a  borelo  or dell'uno or dell'altro,  e  vo-
              gliono  supplicare  Carlo  Alberto  a  prenderli  sotto  la  sua  protezione.  Or creclo
              clawero  che  non  tireremo  un  colpo  di  cannone,  perché  la  squadra  austriaca  è  a
              Trieste,  e  non  ne  sortirà  più  essendo colà  protetta  dalle  batterie  di  terra,  né  pen-
              sando noi di attaccarla in Trieste. L'oggetto era di impeclire uno sbarco sopra Venezia,
              e  liberare  questa  clal  blocco:  ciò si è  ottenuto senza  un colpo cii  fucile.
              Se ci  riusciva cii impegnare il combattimento colla flotta  austriaca nel giorno 22 mag-
              gio pp.;  sarebbe a  questora  finita,  posciaché superiori cii  forze (62).
              Di  fronte  alle  manifestazioni  di  accoglienza  da  parte  delle  popolazioni ri-
         vierasche si ebbe anche,  eia  parte delle autorità  austriache,  inquisizioni,  fermi  e
         arresti  per gli  italiofili  più  in  vista,  anche a causa  cii  delazioni.
              La  squadra dell'Albini  continua la  sua  perigrinazione  costiera:  il  31  maggio
         dirige  da  Cittanova  verso  nord  ed  ancora  al  largo  di  Pirano  dove sosta  fino  al
         3 cii  giugno,  passa successivamente nelle acque cii  Capoc\istria  e  torna  a Trieste
         il  7 di  giugno.
              Nel  frattempo  veniva  pianificato  il  primo  tentativo  di  attacco contro il forte
         di  Caorle.  Così  lo  racconta  Faà  di  Bruno al  padre in  una lettera spedita dal  Lido
         di  Venezia  il  31  di  maggio:
              Carissimo  padre
              sono giunto  in  questo  istante che sono le sei di sera  al  Lido  per andare domani as-
              sieme ad alcune barche calU10niere  veneziane a fare  un colpo di mano a Caorle ove
              trovansi dodici lancioni austriaci con 400 croati.  Spero dunque che saremo i prinù a
              tirare  il cannone e  senza dubbio la  vittoria  sarà  nostra  ( ... ) (63).
              Il  Marchesi  riporta  che:
              A Caorle era  una  piccola squadra austriaca sotto il  comando del capitano Apollinare
              Ujejsky,  il  quale,  benché avesse fortificato  la  piazza,  non se  ne stava  sicuro,  poten-
              do essere egli  facilmente  assalito da  terraferma e  le  sue  navi, a  cagione del flusso  e
              del  riflusso,  essendo costrette  a  tenersi  cinque  nùglia  lontane dalla  costa (64).
              Un più dettagliato resoconto della preparazione della spedizione e degli av-
         venimenti  si  può  leggere  nella  relazione  che  il  comandante  del  Roma  invia  al
         suo superiore diretto,  gen.  Durando (65).
              In  definitiva  fu  poca cosa.
             Tre  unità  a  vapore C Tripoli,  .Mal/atano,  Roma)  con sei,  tra  "penizze"  e  can-
         noniere e sei "piroghe", a rimorchio diressero verso l'obiettivo dove trovarono all'an-
         cora la  fregata  Bero/do,  a bordo clelia  quale fu  tenuto un consiglio,  senza  il Cialcli
         perché in  ritardo,  con  la  decisione di  attaccare,  nonostante  il tempo  minaccioso.
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