Page 301 - Missioni Militari Italiane all’estero in tempo di pace (1946-1989) - Atti 27-28 novembre 2001
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UllANO  t!l7?-19114:  J.A  I'OLmCA  ME011'ERK.~l'EA DELL'ITALIA   289


      dell'economia mondiale,  dalla Joua all'inflazione alla questione energetica e al
      divario Nord-Sud -, la  politica  bilaterale  deii'Jtajja oscilbv:J  dal  raffo rzamento
      della sua  partecipaziooe all'Alleanza Atlan!ica  e dei suoi  legami con gli alleati,
      principalmente  con  gli Stati Uniti,  al  mantenimento  di  buone  relaz.ioni  con  i
      paesi  produttori di  petrolio e con  quelli dell'Europa  orienrale  per evidenti inte-
      ressi  di carattere  economico.
          Ora, se l'area cruciale da  cui dipendeva la sicurezza dell'Italia era  di là dalle
      A.lpi, dove essa  doveva stare attenta :•i pa5$i  degli altri partners dell3 Comunità
      eltropea e  nel cui  ambito poteva muoversi con stretti margini di aUionomia, alla
      portata  dei  suoi mezzi  e  non  priva  di  prospeltive era  al  contrario  la  situazione
      nel Mediterrdneo  e nel Medio Oriente. In queste aree geografiche 11talia poteva
      far sentire la sua  influenza e  ritagliarsi  un ruolo importante, compensando in tal
      modo la subahernità  a  nord delle Alpi con  una specìe  eli  "prim:llo" italiano  nel
      Mediterraneo che  era , e  rimane pur sempre,  un  fauore  essenzi:tle  nella defini-
      zione della sua  identità  nazionale.
          Avvenne così che Granchi cercasse  d! usare  il f~lllmen10 della  spediz.ione
      ~nglo-francese in Egitto,  per sostituire nel  Meditemmeo, con  l'avallo degli Stati
      Uniti, all'Inghilterra e alla Francia, l'l.talia che in quest'area avrebbe potuto svol-
      gere  una  politica di progresso nell'interesse  genenlle.  Dal  canto suo,  al  tempo
      della guerra dei sei  giorni,  F:tnfani magnificò l:•  politica estera  italiana presso  il
      mondo  arabo,  evidenz.iandone  i  caratteri  che  la  distinguevano da  quella  degli
      alleati occidentali.  L'una e  l'altra  iniziativa erano indubbiamente  manifestazioni
      eli  un anacronistico ritorno  di  fiamma  nazion:tlistica  che la  decolonizzazione e
       l'insuccesso  della  spedizione  di  Suez  avevano  riacceso  e  alimentato,  come
      dimostrava  peraltro  la  richiesta di poter conservare  la  Tripolitania,  per farne  la
      testa  di ponte  della  futura  polìtica  mediterranea  dell'Italia t3Zl.  Come  già  nel
      passaw, alcuni settori nazionalistici  italiani meditavano  eli  volgere verso il Medi-
      terraneo  la  prua  della  navicella  delle  illusioni  imperiali  allorché  temevano  di
       non  potere stare  al  passo  con  gli :~Itri  paesi  europei.  Tuttavia,  pur premendo
       per accelerare  il  processo  dell'unificazione  politica  e  dell'integrazione  econo-
      mica dell'Europa e collocandosi alla testa  delle forze  europeiste,  l'Italia trovava
      nel  Meditem~neo,  nel  Medio  Oriente e  anche  nell'Africa  subsaharlana  il teatro
      principale della sua  m1ova politica estera In quanto in tali scacchleri, non essen-
      dovi norme codlfìcate, la competizione intemnionale poteva svolgersi pressoché
      liberamente <33).
          Insomma  l'Italia  ~ un Paese che guarda  in  direzione delle Alpi nell'intento
      di valicarle idealmente, per integr~rsi nelia comuni~ degli sla~i  d'Europa non già
      per mero  ideal.ismo europeistico bensì  invece per la  profonda convinzione  che
      solo  in un contesto europeo essa può perseguire il rroprio interesse  nazionale.
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