Page 56 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1861-1914) - Atti 24-25 settembre 2002
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sul fronte del Reno nel caso di guerra. Quella occasione perduta segnerà per
l'Italia e la Regia Marina l'inizio di un tempo di pendolamenti inutili, tra Londra
e le capitali alleate, alla vana ricerca di sostegni navali affidabili.
E accade di peggio: le spese militari diventano insostenibili, nel 1889 assor-
bono il 38 0 /b delle entrate. Di Rudinì e Giolitti sono costretti a ridurle, mentre si
profila una grande crisi economica internazionale, malgrado la quale diversi Paesi
intensificano le loro costruzioni navali.
L'Italia non è assolutamente in grado di prendere parte alla corsa. Nel feb-
braio 1891 Di RudinÌ richiama Saint Bon al Ministero della Marina, ma i tempi
sono cambiati e l'antico dinamismo dell'ammiraglio savoiardo viene imbrigliato
senza scampo dalle esigenze del risparmio. Riuscirà ad avviare un paio di proget-
ti: gl i incrociatori corazzati Vettor Pisani e Carlo Alberto (6.500 t, diciannove
nodi, un buon armamento) e le navi da battaglia della classe Emanuele Filiberto.
Per un curioso scherzo del destino, se negli anni Ottanta Ferdinando Acton si è
rassegnato ad adeguare le nuove unità di linea più agli orientamenti del Saint Bon
che ai propri, negli anni Novanta sarà Simone di Saint Bon a fare il contrario,
quando ordinerà al Pullino di disegnare "clue unità veloci ed ottimamente protet-
te, di limitato dislocamento ed armamento", dal momento che esiste "la necessità
di continuare a potenziare modernamente la Marina, contenendo però la spesa
entro i limiti del bilancio". Nasceranno cosÌ un giorno, dopo la morte del mini-
stro, due navi da battaglia che dislocheranno meno di 10.000 t, l'Emanuele e
l'Ammiraglio di Saint Bon. Ma allora la Regia Marina avrà già perduto da anni
quella posizione di massimo credito internazionale che aveva raggiunto prima
della crisi di fine secolo.