Page 54 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1861-1914) - Atti 24-25 settembre 2002
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           è  una  buona idea  perché i  francesi  se  ne  preoccupano  e  le  successive  manovre
           dimostrano che da La Maddalena, la Marina italiana ottiene una migliore copertura
           strategica, al?-che se non le sarebbe poi cosÌ facile irrompere nel bacino occidentale.
                Nel  marzo  1884  Benedetto  Brin  ritorna  al  Ministero  della  Marina  per
           restarvi sette anni. In questo periodo l'economia italiana, pur sempre insidiata da
           debolezze e squilibri, registra un miglioramento e si  dota di nuove strutture indu-
           striali  come  l'impianto  siderurgico  di  Terni  e  diverse  industrie  meccaniche.  Si
           verifica anche la prima espansione coloniale italiana in Eritrea e Somalia, mentre
           cresce l'importanza politica e militare della Marina.
                In  tema  di  costruzioni  navali  Brin  chiede  al  Parlamento, che approva,  una
           spesa  straordinaria  di  trenta  milioni  per  completare  i  programmi  già  assentiti.
           Esaminando a dieci  anni  di  distanza i risultati del  piano organico  del  1877 e lo
           strumento della legge navale che lo ha  reso possibile, li giudica positivi, anche in
           relazione alla flessibilità  richiesta dalla evoluzione tecnologica e dalle insorgenze
           della  politica  estera.  Le  realizzazioni  sono  state  superiori,  complessivamente,  a
           quelle preventivate, cosÌ che Brin si sente incoraggiato a proporre una nuova legge
           navale,  che  dovrà  aumentare la  consistenza  della  flotta,  portando a venti  le  navi
           militari di 2 a  classe in luogo di dieci, a trenta quelle di 3 a  classe invece di  venti, a
           sedici i trasporti invece di quattordici, a ventisei le navi per impieghi locali invece
           di dodici e fissando  in 190 unità l'organico delle torpediniere. La legge comporta
           una spesa straordinaria di  85  milioni in nove anni, di cui trentasette per le costru-
           zioni  navali,  ventinove  per le  artiglierie  ed  i  siluri,  diciannove  per  gli  arsenali.
           Approvata nel giugno  1887, sarà questa l'ultima importante legge  navale italiana
           del secolo XIX.  Consentirà la realizzazione di nuovi tipi di navi militari in tutte le
           categorie del naviglio:  per le unità maggiori gli elementi costruttivi portanti mire-
           ranno  al  rafforzamento  della  protezione  come  pure  all'aumento  della velocità  e
           dell'autonomia, al fine di porre le navi in grado di accettare o evitare lo scontro in
           base all'apprezzamento della convenienza.
                Benché Brin sia un grande progetti sta di  capitaI ships,  le  sole  unità di  linea
           costruite durante il  suo settennato sono le tre  corazzate della classe  Re  Umberto
           che l'Acton gli  ha chiesto di disegnare.  Queste navi anticipano gli  incrociatori da
           battaglia:  armamento potente, velocità elevata, protezione e dislocamento conte-
           nuti; possono spostarsi  rapidamente nel Mediterraneo, facendo  pesare su tutto il
           teatro marittimo la minaccia delle loro artiglierie.  Quando diventeranno operati-
           ve,  tuttavia, saranno trascorsi in media dieci  anni  dall'impostazione  e sarà  lecito
           chiedersi se la corazza sia ancora adeguata al progresso dei cannoni.
                L'aspetto più significativo del periodo viene però dalla politica degli incro-
           ciatori  e  delle  siluranti.  Nella  strategia marittima  italiana gli  incrociatori costi-
           tuiscono  ormai  un  elemento  essenziale,  che  assicura  risposta  adeguata  alla
           domanda  crescente  di  presenze  navali  lontane;  essi  inoltre,  dal  punto  di  vista
           offensivo,  consentono  di  portare  in  alto  mare  la  minaccia  del  siluro,  affidata
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