Page 49 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1861-1914) - Atti 24-25 settembre 2002
P. 49

LA  NASCITA  DELLA  REGIA  MARINA                                       33


             A Riboty succede Simone Pacoret de Saint Bon, savoiardo, giovane, dinami-
        co,  accreditato  come  il  suo  predecessore  di  un  valoroso  passato militare.  Subito
        enuncia  un  programma  per  costituire  negli  anni  la  base  concreta  del  potere
        marittimo  italiano:  "rendere grande la  nostra Marina se  non  per il  numero  (che
        la finanza  non lo consente), almeno per la  perfezione delle singole parti, infonde-
        re nell'animo di tutti la  coscienza che la  forza  sta nell'unione delle volontà". Pro-
        pone  due  linee  d'azione:  le  unità  antiquate  saranno  vendute  per  far  cassa  dalle
        alienazioni e dai risparmi sulla loro manutenzione; le  nuove capitai ships  italiane
        dovranno essere le migliori del  mondo.
             Il  provvedimento  relativo  alla  vendita  di  venticinque  navi  "inutili"  (sette
        corazzate,  nove  unità  di  legno  ad  elica,  nove  a  vela)  arriva  alla  Camera  nel
        dicembre  1874, ma  per approvarlo il  Parlamento impiegherà sedici mesi.  Molti
        temono di  perdere  il  certo  per  l'incerto,  da  cui  dubbi  e  perplessità  contro cui
        però il  Saint Bon tiene duro, ottenendo alla  fine  che  le  unità da vendere salga-
         no a trenta tre e tra ricavi,  risparmi e stanziamcnti si  reperiscano sessanta milio-
         ni,  una somma notevole per l'Italia di  allora,  da spendere in  cinque anni  per le
         nuove  costruzioni.  Il  ministro  promette  che  in  esse  sarà  ricercata  "la  qualità
         piuttosto che  la  quantità"  e  che quindi  si  dovrà  "esaminare ...  dove  ci  conduce
         la curva del progresso e prevedere ...  quali  idee prevarranno".
             Saint Bon interviene anche sulle costruzioni in corso.  Ritenendo che il  Colom-
         bo  non riesca abbastanza veloce, ordina di  sostituire il  previsto motore da 300 HP
         con  uno da 4.000. Sulle corazzate Duilio  e Da11dolo  vuole cannoni più  grandi, da
         100 t, e Brin  rielabora disegni  e calcoli  per poterli installare; così  dai  sedici  milioni
         preventivati  il  costo di  ciascuna unità sale a ventidue e  il  dislocamento a  11.138 t,
         con una velocità massima di quindici nodi ed un'autonomia di 3.760 miglia.
             Il  programma  originario  prevedeva  tre  unità  della  classe  Duilio,  ma,  su
         impulso del  ministro, Brin modifica così  profondamente i disegni della terza nave
         da  far  nascere  una  nuova  classe  di  corazzate.  Saranno  l'Italia  e  il  Lepa11to,  più
         grandi,  più  veloci  e  dotate di  maggiore  autonomia,  ma  meno  protette;  ciascuna
         unità può trasportare una divisione dell'esercito con equipaggiamento. La grande
         autonomia  ha  valenza  politica,  potendo  consentire  interventi  nel  Mediterraneo
         ed oltre, in  una concezione mondiale degli  interessi del  Paese.  L'artiglieria princi-
         pale conta su  quattro cannoni da 43 J  a retrocarica, la  protezione corazzata è più
         ridotta,  ma  è  largamente  impiegata  la  struttura cellulare  a  compartimenti  stagni
         già felicemente sperimentata sul Duilio.  Il  dislocamento si avvicina alle 16.000 t e
         la  velocità a diciotto nodi.  Per  la  prima volta  in  Italia viene usato l'acciaio per la
         costruzione  degli  scafi.  Quanto alla  loro  realizzazione,  Saint  Bon  avrà  una sorte
         analoga a  quella  di  Riboty  con  le  Duilio.  Riuscirà  a  passare  l'ordine  ai  cantieri
         prima della caduta dell'ultimo governo della Destra, tuttavia la loro impostazione
         concreta sugli scali tarderà fino a quando ministro diventerà Benedetto Brin.
   44   45   46   47   48   49   50   51   52   53   54