Page 48 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1861-1914) - Atti 24-25 settembre 2002
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32 MARIANO GABRIELE
Marittima". Ma quando presenterà un piano organico della flotta che prevede la
cancellazione delle navi più antiquate e la programmazione di nuove unità per
un decennio, si troverà davanti un Parlamento disattento: il piano è accantona-
to, i tempi non sono maturi.
Gli succede Guglielmo Acton, che segue la stessa linea, ma l'improvvisa
campagna di Roma, che viene a cadere nell'anno del bilancio più povero della
Marina, assorbe ogni risorsa e costringe al rinvio di ogni altra iniziativa. Tuttavia
non è cosa da poco che l'Italia recuperi la sua capitale. Nasceranno da Roma
aspirazioni nuove e prospettive stimolanti, benché difficoltà economiche e finan-
ziarie continuino a comprimere i bilanci.
Riboty è di nuovo ministro nel 1873, in un clima diverso da prima. Imposta
un nuovo progetto di riorganizzazione del settore militare marittimo: il naviglio
comprenderà dodici navi di linea, venti due da crociera, sette avvisi, sei trasporti,
diciotto guardacoste ed otto rimorchiatori. La spesa complessiva ammonterà nel
quinquennio 1872-1876 a 165 milioni di lire, di cui ventisei per due grandi navi di
linea corazzate. Questa volta il Parlamento approva, aumentando anzi la consisten-
za finale della flotta da settantatre a centodue unità e prevedendo in ogni esercizio
finanziario futuro una spesa straordinaria di tre milioni da destinare a nuove
costruzioni. Anche il bilancio della Marina, che Riboty ha definito "un tisico al
terzo stadio", riprende lentamente a crescere; per aggirare la difficoltà finanziaria
si ricorre alla programmazione di lungo periodo.
Nel febbraio 1873 viene impostata a Venezia una cannoniera-avviso da
2.300 t, destinata a diventare il primo incrociatore della Marina italiana col
nome di Cristoforo Colombo. Per le due navi di linea da costruire, Riboty vuole
unità d'eccellenza, che non temano confronti e anticipino l'avvenire, così da
bilanciare l'obsolescenza e l'inadeguatezza di una parte della flotta. Realizzatore
del nuovo orientamento è Benedetto Brin, direttore delle costruzioni. I progetti
richiedono una cura particolare ed occupano tutto il 1872, perché ogni variante,
anche minima, deve essere approvata dal Consiglio Superiore di Marina. Sono
navi di nuova concezione, a doppia elica e senza alberi, costruite in ferro e pro-
tette da corazze di 55 cm al galleggiamento e da 45 all'opera morta. L'armamento
principale si avvale di quattro cannoni da 60 t quando le più potenti bocche da
fuoco in servizio arrivano appena a trentacinque, allocati in due torri girevoli a
360 gradi; la potenza offensiva è accentuata dalla velocità, che sfiora le quindici
miglia. In combattimento, prua e poppa scendono sotto il livello del mare per
ridurre al minimo la parte esposta ai tiri del nemico.
Prima della caduta del governo, nel 1873, Riboty riesce ad impostare il
Dandolo a Spezia (gennaio) e il Duilio a Castellammare (aprile), ma si perderà
del tempo, così che a novembre i lavori saranno appena incominciati. Però nella
società incomincia a diffondersi un nuovo interesse per la Marina, e presto
sarebbe venuto un tempo nel quale - ha scritto Pieri - "si chiedevano notizie del
Duilio e del Dandolo come si è soliti chiedere quelle di un caro amico".