Page 84 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1861-1914) - Atti 24-25 settembre 2002
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68 NICOLA LABANCA
"in divisa" come Chiala, Corsi, Pollio o Bava Beccaris - sia pur con accenti di-
versi - immortalarono tutti l'immagine dei militari degli anni dell'Unità come ese-
cutori della "grande politica" delineata dai governi: esecutori talvolta critici, talvolta
insoddisfatti, ma comunque solerti (Il).
Un secondo quadro interpretativo venne più tardi dai lavori di Piero Pieri. Sia
pur ancora da un esame per linee interne dell'istituzione militare, a differenza dei
primi storici in divisa Pieri mise in evidenza la dinamica e i contrasti fra i militari
dell'Unità nonché fra quei militari e i civili. Fece emergere il valore politico delle
diverse opzioni allora in discussione sul terreno della politica militare (esercito re-
gio o esercito che utilizzasse tutte le forze vive della nazione, guerra regia o rivo-
luzione nazionale e democratica ecc.), non diversamente da quanto accadeva fuori
dalle forze armate e sul terreno della politica generale fra moderati e democratici.
Per Pieri le alternative fra Chrazanowsky e Bava, o fra La Marmora e Cialdini, o
fra Cavour e Fanti e Garibaldi, non potevano né dovevano essere celate (9).
Più tardi, Rosario Romeo ripercorse le stesse vicende questa volta dalla
prospettiva di Cavour (e non più da quella di La Marmora, come avevano fat-
to gli storici militari), fornendo un terzo quadro interpretativo ancora parzial-
mente diverso. Nelle pagine della sua monumentale biografia, anche Romeo
come Pieri non celò le divisioni fra i militari. A differenza dello storico milita-
re, però, in più di un caso fortemente ridusse la rilevanza e le conseguenze del-
la dialettica fra i militari, insistendo anzi quei contatti da una parte di questi
intrattenuti con gli ambienti di Corte, conservatori e reazionari che tanto ave-
vano preoccupato il presidente del consiglio conte di Cavour. Non si trattava
però di un ritorno agli storici militari d'un temfJs: il fatto era che la prospetti-
va prescelta da Romeo, a differenza di quella dei militari storici e di Pieri, era
appunto quella dell'autorità politica civile, di Cavour. E sia pur senza oscurare
le divisioni e le impreparazioni dei militari, da Novara a Custoza sino a Solfe-
rino e San Martino, da tale prospettiva Romeo rimarcò rispetto a Pieri e al suo
insistere sul contrasto fra moderati e democratici anche il tema della diversità
di ruoli fra politici e militari (lO).
Rispetto all'interpretazione e alla prospettiva di Romeo, un quarto momen-
to è stato indubbiamente segnato dalla rinascita degli studi storico-militari italia-
ni, grosso modo dagli anni Settanta. All'interno di essa, alcuni studiosi e alcune
(8) Cfr. per tutti Fiorenzo Bava-Beccaris, Esercito italiano. Sue origini, suo successivo
ampliamento, stato attuale, in Cinquanta a11ni di storia italiana, Milano, Hoepli, 1911.
(9) Cfr. Piero l'ieri, Storia militare del Risorgimento. Guerre e insurrezioni cit.; e Id., Le
forze armate nell'età della Destra, Milano, Giuffrè, 1962.
(10) Cfr. in particolare Rosario ROl11eo, Cavour e il suo tempo 1854-1861, Roma-Bari,
Laterza, 1984 (si tratta del terzo volume della biografia, il primo dei quali edito nel 1969).