Page 63 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1915-1943) - Atti 22-24 ottobre 2003
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LA  FUNZIONE DELL'OPINIONE  PUBBLICA  ITALIANA  DAL  PRIMO  DOPOGUERRA ...   41


        cui  anche  Mussolini  si  era  fatto  promotore  in  un  primo  tempo (44).  Con esso
        cadeva anche l'interventismo democratico - a sancirne la  definitiva sconfitta fu
        la  questione  di  Fiume - e cominciava  a  farsi  strada  un altro  tipo  di  discorso  di
        stampo  "produttivista"  o  "collaborazionista"  di  cui  si  fecero  latori  reduci  ed  ex
        combattenti (45),  i quali, sia  "pur nell'ambito di  un marcato orientamento di  sini-
        stra - erano però atomizzati in  una molteplicità di  posizioni, due sole delle  quali
        apparvero  chiaramente  a  Mussolini:  l'avversione  al  vecchio  regime  prebellico  e
        un orgoglioso patriottismo" (46).
           Come  ebbe  a  dire  nella  testimonianza  raccolta  da  De  Begnac:  "Cercai  il
        polso della folla  e capii come, nel disorientamento generale, il mio pubblico ci
        fosse.  Si trattava di metterlo in grado di  riconoscersi nel mio giornale ( ... ).  Con
        le  guerre,  le  classi  sociali  intermedie  slittano  verso  l'eguaglianza  economica
        rapportata alla miseria;  con le  guerre, i forti  complessi finanziari trionfano sul
        cimitero  delle  distruzioni;  con  le  guerre  aliquote  dei  bassi  strati,  speculando
        sui  morti  e  sui  vivi,  si  tramutano in  militanti  energici  di  un  nuovo sistema di
        conservatori.  I battuti  dalla  vittoria furono  gli  ufficiali  inferiori,  i sottufficiali
        cui  alcuna guarentigia aveva  conservato il  posto di  lavoro occupato quando la
        guerra non c'era" (47).
           Anche se  questa ricostruzione - come ha giustamente affermato De  Felice -
        è fatta col  "senno del  poi", essa  è,  tutto sommato, accettabile.
           Subito  dopo la  fine  della  guerra,  in  un  articolo del  14  novembre  (La  nostra
        costituente) Mussolini con un'abile mossa aveva  proposto sul suo giornale la  for-
        mula di  una "Costituente dell'interventismo", "dalla quale sarebbe dovuto uscire
        un  programma  unitario  per il  dopoguerra" (48);  formula  destinata  di  lì  a  poco  a
        fallire per la scarsa adesione delle forze politiche e la sua "apoliticità", nonostante



           (44)  Come scrive  De  Felice:  "Da  un  lato  il  wilsonismo  era  per  lui  sinonimo  di  politica
        delle  nazionalità,  intesa  per altro  in  una maniera molto strumentale  (distruzione  e smembra-
        mento dell'Austria-Ungheria)  e egoisticamente contraddittoria (assegnazione  all'Italia  di  Fiu-
        me  in  aggiunta a  quanto assegnatole  dal  patto di  Londra);  da  un  altro  lato  il  wilsonismo  era
        per lui  sinonimo di  Società  delle  nazioni,  anche  questa  intesa  però  in  una maniera tutta  par-
        ticolare:  come  una conversione e  un  prolungamento  dell'alleanza  di  guerra in  un'alleanza di
        pace".  Mussolini  aveva  poi  appoggiato l'iniziativa dei  mutilati  milanesi  per la costituzione di
        una sezione  italiana  della  Lega  universale  per la  società  delle  nazioni  e avuto  rapporti con  il
        Fascio wilsoniano  (ivi,  p.  466 e  note).
            (45)  Ivi, p.  465.
            (46)  Ivi,  p.  465-466.
            (47)  Y.  De Begnac, Palazzo Venezia.  Storia di  1111  regime,  Roma  1959.
            (48)  De  Felice,  p.  469.
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