Page 58 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1915-1943) - Atti 22-24 ottobre 2003
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                Certo,  come  afferma  opportunamente  Castronovo,  "la  situazione  della
            stampa  e  del  dibattito  pubblicistico  negli  anni  del  dopoguerra  è  troppo  com-
            plessa per pensare di  esaurirla in  un rapporto schematico,  meccanico, fra  inte-
            ressi  economici e  programmi  politici  e  ideologici  dei  vari  giornali  ( ...  ).  Senza
            dubbio,  la  partecipazione  di  gruppi  economici  qualificati  alla  proprietà edito-
            riale si  può spiegare,  in parte con interessi settoriali, talora momentanei,  volti
            alla realizzazione tramite la stampa di determinati servizi o alla copertura di re-
            condite speculazioni  ( ...  ).  Tanto più  in  un periodo  come  quello  del  dopoguer-
            ra, segnato da equivoche manovre di borsa e di egemonia consorziale e da grossi
            problemi di  riconversione o di concentrazione dell'apparato produttivo, e dal-
            le  relative rivalità fra  i più  forti  gruppi bancari e  industriali  ( ...  ).  In  questa si-
            tuazione  la  gestione  della  stampa  italiana  del  dopoguerra,  se  aveva  perso  il
             carattere di servizio pubblico o di propaganda politica dei vecchi 'fogli di idee',
             aveva anteposto per altri versi  alle  sue finalità  naturali,  di  vendita di  notizie e
             di  diffusione  editoriale,  altri  obiettivi più vicini  alle  pressioni e alle  contratta-
             zioni private e settoriali che ad un corretta prassi  dell'informazione, il dialogo
             con il potere più che con i lettori" (22).
                Dopo quella che è stata definita "l'ultima stagione del giornalismo di  opinio-
             ne" (23),  negli anni immediatamente successivi alla fine  della grande guerra si  re-
             gistra un progressivo ed inesorabile distacco dell'opinione pubblica dalle vecchie
             idealità risorgimentali (24), anche se un certo giornalismo "eroico" (25)  continua ad
             imperversare sotto altre forme.
                La  realtà culturale  italiana si  viene  a  trovare nel  "pieno di  una  trasforma-
             zione qualitativa e quantitativa", anche se - come ha sottolineato Niccolò Zap-
             poni  nel  suo  volume  Storia  della  cultura  italiana  (1870-1960)  - "destinata  a
             risolversi quasi  esclusivamente all'interno delle classi medie" (26).  Bisogna infat-
             ti tener presente che il  tasso di  analfabetismo continua ad essere elevato nel pe-
             riodo considerato (e  nel  1921  è ancora intorno al  28%).



                (22)  Ivi, p.  286-288.
                (23)  V.  Castronovo,  La  Stampa  italiana  dall'Unità  al fascismo,  Bari,  Laterza  1970,
             p.255-273.
                (24)  V.  De Caprariis, Partiti ed opinione pubblica durante la grande guerra, in "Atti del
             Congresso di  Storia del Risorgimento italiano", Roma 1965, p.  149, ora in Id., Scritti,  Mo-
             menti di storia italiana nel '900, voI.  3, a cura di  T. Amato  e M.  Griffo, Messina, Edizioni
             P&M,1986.
                (25)  A.  Lancellotti, Giornalismo eroico,  Roma  1924, p. 5.
                (26)  N.  Zapponi, I miti e le  ideologie.  (Storia della cultura italiana  1870-1960), Napoli,
             Esi  1981, p.  91.
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