Page 55 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1915-1943) - Atti 22-24 ottobre 2003
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       LA  FUNZIONE DELL'OPINIONE PUBBLICA  ITALIANA  DAL PRIMO DOPOGUERRA 000

       Stato" (7).  Le  opinioni - sostiene Habermas - perdono carattere pubblico allor-
       ché si  "invischiano nel contesto comunicativo di  una massa".  In una democra-
       zia di  massa - continua - "il contesto comunicativo di un pubblico può crearsi
       ( ... ) soltanto  a  patto che la  circolazione  formalmente  circuitata  dell'opinione
       "quasi pubblica" sia mediata con il campo informale delle opinioni finora non-
       pubbliche attraverso  una pubblicità critica accesa in  momenti pubblici  interni
       delle organizzazioni" (8).
           I successivi  studi di  Pierre Bourdieu (9),  agli  inizi  degli  anni Settanta, e quelli
       recentissimi  di James S.  Fishkin (10)  convengono sul fatto che personificare l'opi-
       nione pubblica sia da considerarsi - come aveva già da noi più volte sottolineato
       Francesco Fattorello - "certamente un errore" (11).
           Lo  psicologo  sociale Jean Stoetzel  aveva  già  indicato  negli  anni Sessanta che
       nella ricerca della spiegazione storica si fa spesso ricorso "alla pretesa efficacia im-
       mediata del fattore opinione pubblica" (12).  Rifacendosi all'affermazione di Strayer
       secondo cui "lo storico parte dall'atto, dal fatto compiuto e ne  deduce l'opinione



           (7)  Habermas, op.  cit.,  p.  293, cita C.  Wright Milis  il  quale  "ricava empiricamente dalla
       contrapposizione di  'pubblico' e 'massa' alcuni criteri valevoli  per una definizione di opinione
       pubblica  'Nel  pubblico,  come  noi  lo  intendiamo,  a)  ci  sono  virtualmente  tante  persone  che
       esprimono loro opinioni quante sono quelle che subiscono  le  opinioni altrui;  b)  le  comunica-
       zioni  pubbliche sono organizzate in  modo tale  che è  possibile  rispondere  immediatamente ed
       efficacemente a qualsiasi  opinione espressa in  pubblico;  c)  l'opinione formatasi  in  tale discus-
       sione  subito  sfocia  in  un'azione  efficace,  se  necessario  anche  contro  l'autorità;  d)  gli  istituti
       dell'esecutivo non penetrano nel  pubblico, che pertanto agisce in maniera più o  meno autono-
       ma'  (  ... ).  Nella massa a)  coloro che esprimono un'opinione sono di  gran lunga meno numero-
       si  di  coloro che la  ricevono,  per cui  la  comunità si  riduce  a una grezza  quantità di  individui
       sottoposti passivamente ai  mezzi  di  informazione; b)  la comunicazione di  notizie e opinioni è
       quasi sempre organizzata in  modo tale che è difficile o impossibile all'individuo controbattere
       immediatamente e con efficacia; c)  il  passaggio dall'opinione all'azione è controllato dalle  au-
       torità che si  preoccupano di  indirizzare l'azione stessa; d)  la massa  non è ancora autonoma ri-
       spetto alle istituzioni: in essa penetrano anzi gli agenti delle autorità, riducendo irrimediabilmente
       le  possibilità degli individui di formarsi autonomamente un'opinione attraverso la discussione"
       (CW.  Milis, L'élite del potere, Milano 1966, p.  284).
            (8)  J.  Habermas, op.  cit.,  p.  293-294.
            (9)  P.  Bourdieu, L'opinion publique n'existe pas (1971), trad. it. L'opinione pubblica non
       esiste,  in  "Problemi dell'Informazione", n.  1 (1976);  p.  71-88.
           (10)  J.  Fishkin, The Voice of the People.  Public  Opinion &  Democracy, Yale  University,
       1995.
           (11)  F.  Fattorello,  Il  fenomeno  sociale  dell'opinione  e propaganda,  Roma,  Centro Alti
       Studi Militari,  1959-60.
           (12)  J.  Stoetzel, Psicologia sociale,  Roma Armando  1964, p.  290-291.
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