Page 61 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1915-1943) - Atti 22-24 ottobre 2003
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LA FUNZIONE DELL'OPINIONE PUBBLICA ITALIANA DAL PRIMO DOPOGUERRA 000
ormai affievolita, mentre si andava progressivamente affermando un sentimento
ambivalente di risentimento e di rivalsa alimentato soprattutto dai reduci, tal uni
inaspriti dalla falsificazione che la stampa aveva fatto delle battaglie e della vita
di trincea (35), altri compiaciuti di certa retorica d'assalto e dei miti sorti durante
le fasi più difficili e tragiche della guerra e destinati, successivamente, ad avere
una grande influenza sull'opinione pubblica italiana.
Consapevole di questo, infatti, il presidente Orlando aveva vietato - all'indo-
mani della firma dell'armistizio fra Italia e Austria-Ungheria -la pubblicazione del
comunicato sulle condizioni dell'esercito nemico che il Comando supremo italia-
no aveva predisposto. Nelle parole di Orlando sono riscontrabili le "preoccupa-
zioni del tempo di pace," come ha ben specificato Piero Melograni: "la paura di
una 'reazione contro la guerra', l'idea, cioè, che potesse nascere un moto di ri-
volta contro i veri o presunti responsabili dell'immane conflitto; in secondo luo-
go 'l'anarchia', il sospetto, cioè, che le masse armate ed abituate al quotidiano
esercizio della violenza, fino ad allora tenute a freno dalla dura disciplina degli
eserciti, potessero d'improvviso dimostrarsi non più governabili; il timore, infine,
che il contributo italiano alla guerra potesse risultare sminuito agli occhi dell' opi-
nione pubblica mondiale e si ponessero in tal modo le condizioni di un mancato
riconoscimento alle aspirazioni italiane: la vittoria 'mutilata' era insomma nell'aria
già prima di Versailles" (36).
E in effetti, il mito della "vittoria mutilata" - come ha scritto Paolo Spriano
- era nato dalla "sfasatura tra aspirazioni e possibilità che Caporetto denuncia (va)" (37)
e si era successivamente alimentato.
La fine della guerra se aveva colto di sorpresa gran parte del mondo giorna-
listico, per l'opinione pubblica era stato invece un "evento atteso e preveduto:" -
o come ha scritto De Felice - "le masse sentivano che la guerra stava per finire (al-
cuni per altro sentirono subito che l'armistizio non era la pace) è però difficile af-
fermare che esse l'attendessero e la prevedessero a così breve scadenza e che,
soprattutto, fossero preparate ad essa. Chi, in un certo senso, risentì meno della
fine della guerra e anzi se ne giovò furono i "neutralisti" (38).
(35) Sulla melllorialistica si veda M. Isnenghi, I vinti di Caporetto, Padova 1967 e Id.,
11 mito della grande guerra, Bari Laterza, 1970.
(36) P. Melograni, Storia politica della grande guerra 1915-1918, Bari, Laterza 1972,
p.553.
(37) P. Spriana, L'informazione nell'Italia unita, in AA.VV. Storia d'Italia, Documenti,
voI. 5*", Torino, Einaudi 1973, p. 1882.
(38) R. De Felice, Mussolini il rivolllzionario (1883-1920), Torino Einaudi 1995, p. 422.