Page 70 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1915-1943) - Atti 22-24 ottobre 2003
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48 RENATO BATTISTA LA RACINE
è pessimo; vedi, ad esempio, l'incrociatore Misurata ad Aden nel dicembre 1922
(USMM, Busta 2170-Libia). Sono indicativi al proposito i numerosi e gravi inci-
denti navali avvenuti nel periodo (A Il. 2); le relative commissioni di inchiesta de-
nunciano spesso imperizia, pessimo stato del materiale e in qualche caso negligenza,
come ad esempio per la vecchia posacavi Città di Milano (USMM, Busta 2100) in
secca a Filicudi nel giugno 1919 con 26 morti e l'altrettanto vetusto incrociatore
Basilicata (USMM, Busta 2090/3), affondato a Suez nell'agosto dello stesso anno
per scoppio di caldaia con 74 fuochisti morti tra italiani ed eritrei. Nel 1920 vie-
ne formulato un piano di radiazione delle navi più anziane (ACS, P. C.M. 1920,
Busta 1.2.1' - Circolare B 313). La durata del servizio di leva viene lo stesso
anno ridotta da tre a due anni.
Avendo ereditato le strutture territoriali ex-a.u. nella zona istriana, ridon-
danti rispetto a quelle preesistenti, nel 1921 la sede del comando in capo del di-
partimento dell'Alto Adriatico viene spostata da Venezia a Pola (le altre tre sono
Spezia, Napoli e Taranto); lo stesso anno viene soppresso il Comando in Capo
Militare Marittimo della Dalmazia con sede a Zara. Una proposta di riduzione
delle strutture sanitarie di Napoli con l'alienazione di edifici demaniali non viene
accolta (ACS, P.C.M 1920, Busta 1.2.2367). Continue sono le lagnanze locali che
appaiono sulla stampa quotidiana per il timore di diminuzione di prestigio e di
benefici economici. La Marina nel J 919 pone ammiragli per l'esercizio dei porti
di Napoli, Livorno, Genova e Civitavecchia.
Analogamente, gli arsenali militari marittimi sono in numero eccedente e nel
1920 l'intendimento del ministro della Marina, senatore contramm. Sechi (ACS,
P. C.M. 1920, Busta 1.2.1770), condiviso dal presidente del consiglio Nitti (A Il. 3),
prevede il declassamento degli arsenali di Venezia e Napoli a semplici "basi nava-
li", mantenendo solo gli arsenali di Spezia, Taranto e Pola, nonché la dismissione
del cantiere navale militare di Castellammare di Stabia e la riduzione delle officine
di La Maddalena e Brindisi. Ma i progetti, realizzati in parte nel 1921, trovano re-
sistenza da più parti per il timore di perdita di posti di lavoro ed altre istanze lo-
cali e determinano una forte campagna contraria da parte della Sinistra (''Avantil'').
A titolo di curiosità, in merito all'intendimento di cedere l'arsenale di Venezia ad
una cooperativa di Genova secondo una concezione nuova, che orienterebbe alla
disponibilità da parte della classe operaia dei mezzi di produzione con intervento
di capitali privati e di cui il ministro Sechi è interprete, viene riportata una cita-
zione del segretario di stato della Santa Sede, cardinal Gasparri, su segnalazione del
patriarca di Venezia che" ...... l'affidamento alla Lega Socialista di Genova com-
porterebbe danni religiosi, morali e sociali alla città (ACS, RCM. 1921, Busta 1.2.4(3).
In effetti la riduzione del numero degli operai realizzata nel periodo, limi-
tata per motivi sociali alle categorie degli avventizi, giornalieri e alle donne, a
suo tempo assunte al posto degli uomini al fronte (tema ricorrente sulla stampa,