Page 170 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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             del  Patto  Atlantico (133»>.  Come  in  precedenza  alla  Camera,  anche  al  Senato le
             sedute  furono molto contrastate.  Gli  interventi oratori delle opposizioni furono ar-
             ticolati  e incisivi  e trassero ampiamente materia dal  comportamento, dai silenzi, dai
             dinieghi,  dal  metodo seguito da De  Gasperi e da Sforza,  rendendo più  difficile  una
             valida difesa  da parte dei  partiti  di  governo. Sovente, il  livore conduceva alle vie  di
             fatto tra i rappresentanti degli  opposti schieramenti.  La  numerosa partecipazione di
             pubblico nelle  tribune, gremite durante i dibattiti  alle  due Camere,  finÌ  per alimen-
             tare ancor più  la tensione e  ripetutamente fu  necessario sospendere le  adunanze.  Il
             22 marzo,  il  senatore I.abriola, del  gruppo misto, cercò di  epurare l'intero dibattito
             al  Senato dalle pulsioni emotive: «Non credo che la  maggioranza, in  quanto tale, ab-
             bia sempre ragione, perché esistono delle maggioranze morali come si  è visto nel Ri-
             sorgimento, quando pochi uomini interpretarono la  volontà di  rinascita del  Paese.
             Per questo bisogna ascoltare e vagliare le  ragioni dell'opposizione e non respinger-
             le  ciecamente con la  forza del  numero, come vorrebbe fare  De Gasperi (134»>.
                 Il  27 marzo, il  presidente del  Consiglio ricostruÌ al Senato l'inserimento italia-
             no nell'Alleanza Atlantica. La discussione generale era durata complessivamente qua-
             rantacinque ore e si  erano avuti diciassette interventi di  oratori favorevoli e ventitre
             contrari.  De  Gasperi  insistette sulla non disponibilità del  governo ad  aderire al  Pat-
             to di  Bruxelles di  cui  gli  italiani «si  erano accorti  poco perché immersi  nella campa-
             gna elettorale».  Lo definÌ un patto di  difesa renana in  vista di  una eventuale rinasci-
             ta  tedesca e  l'Italia  non aveva  fretta  di  unirsi  a  una  simile  formazione,  mentre con
             maggior interesse era stato valutato il  comunicato del 26 ottobre 1948 con il  quale i
             cinque di  Bruxelles pill  gli  americani avevano trovato un accordo sui  principi  di  un
             patto difensivo  dell'Atlantico  settentrionale.  In  merito all'adesione  italiana,  De Ga-
             speri sottolineò come il  suo governo avesse ricevuto solo la  bozza - draft - e non il
             testo - text - del Patto Atlantico, giusti ficancIo  cosÌ  le  poche informazioni fornite in
             parlamento perché solo le  linee  principali  erano note all'esecutivo.  Inoltre, sottoli-
             neò le  ragioni che sconsigliavano la neutralità italiana,  per l'insufficienza di  materie
             prime,  la  scarsità finanziaria  e,  soprattutto,  di  mezzi  militari  che avrebbero  dovuto
             essere forniti dagli Stati Uniti. «Ma chi ci  aiuterebbe mai se  posti dinanzi all'invito di
             accedere a una solidarietà collettiva ci  fossimo rifiutati egoisticamente di accettare un
             rischio  comune?  Dobbiamo allora  pensare a  una  neutralità  disarmata  ( ... ).  I nostri
             consiglieri  militari dicono che l'Italia non sarebbe tagliata  fuori  dalle operazioni in
             caso di  guerra ( ... ).  Noi  finiremo alla  meglio con la  linea gotica o con la  divisione
             in  due del  Paese e con  la guerra interna»  (135).


                 (133)  Ibidem.
                 (134)  Ibidem.
                 (135)  Atti  parlamcntari, Senato,  194H-1949, p.  6534 c s.
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