Page 176 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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RENATO  BATrISTA  LA  RACINE


             dall'internamento tedesco e si  completa il  rimpatrio dci prigionieri degli alleati e
             allo· stesso tempo iniziano i congedamenti di  richiamati e  ufficiali di  complemen-
             to; alla fine del 1945 la forza si aggira sui 62.000 uomini con 6.500 ufficiali (3), su-
             periore alle  risorse disponibili per vettovagliarli.  Nel  1946 , con il  congedamento
             delle  classi  1923  c  1924 e  la  chiamata  del  1925, la  forza  media viene  ridotta  a
            51.500 uomini  (4.900  ufficiali),  nel  1947 a  41.950  (3.860 ufficiali)  c  nel  1948 a
             32.800  (3.430  ufficiali)  - prossima  all'organico  imposto  dal  Trattato  di  Pace  di
             25.000 uomini - oltre a 2.500 aggiuntivi per il  dragaggio.
                 Punti  dolenti  di  questa  riduzione  sono  la  elevata  percentuale  di  ufficiali
             (100/0)  e il  numero di ammiragli e gradi corrispondenti. Dall'esame della situazio-
             ne già  abbastanza stabilizzata  del  1951  con  il  decadimento  delle limitazioni  nu-
             meriche del  Trattato di  Pace,  con una forza  di  35.930 di  cui  3.369 ufficiali,  dal-
             l'Annuario  Ufficiali  gli  ammiragli  o  generali  dei  vari  Corpi  in  servizio  risultano
             73  di  cui  20 a  disposizione, con  una evidente sproporzione rispetto alle  dimen-
             sioni  della flotta.  La  mancata realizzazione  di  una carriera amministrativa sgan-
             ciata da quella gerarchica e  problemi sociali  relativi  al  personale civile,  di  segui-
             to trattati, impediscono la ristrutturazione inizialmente auspicata all'atto del Trat-
             tato di  Pace c favoriscono, anzi, il  ripristino delle medesime strutture esistenti sul
             territorio  metropolitano anteriormente al  conflitto.  Nel  1951  a  Roma abbiamo
             uno  stato  maggiore  (affiancato  da  un  consiglio  superiore,  un  comitato  studi  e
             progetti navi e armi, un centro studi militari), un segretariato generale con nove
             direzioni generali, un ispettorato capitanerie e una ragioneria centrale. In  perife-
             ria sono sette i comandi territoriali, tra comandi di  dipartimento (La Spezia, Na-
             poli e Taranto) e comandi militari marittimi autonomi o meno (Sardegna, Sicilia,
             Brindisi e Venezia),  due comandi difesa  (La Spezia e  Taranto), innumerevoli co-
             mandi Marina, i depositi  del  Corpo Equipaggi  ripartiti  tra La Spezia e Taranto,
             le scuole sottufficiali su tre sedi (La Maddalena, Taranto e Venezia), numerosi en-
             ti  dei servizi scientifici e vari, organi tecnici, della sanità, del commissariato e del
             Genio Militare per la Marina.  Nel  1951  la percentuale del  personale imbarcato
             è al minimo del 37%; gli organici dei sottufficiali, il cui numero dal 1947 al  1951
             è stato ridotto da oltre 16.000 a  8.450, presentano problemi analoghi.
                 La flotta è di modesta consistenza (due corazzate, tre incrociatori, quattro cac-
             cia, trentacinque tra torpediniere corvette e avvisi scorta, forze costiere, di dragag-
             gio e ausiliarie)  non essendo ancora iniziati  le  nuove costruzioni nazionali e  l'ap-
             porto  di  unità  dismesse  della  V.S.  Navy,  ma  su  di  esse  incombono  un  comando



                 (3)  G.  Fioravanzo, La Marina  italiana nella seconda guerra mondiale - Tomo 3, I problemi
             organici durante il periodo armistiziale, USMM,  1978
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