Page 308 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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-                                                            MARIANO  GABRIELE





            Stati Uniti  potesse sopportare i pesanti oneri di un rientro generale delle navi sot-
            to la  bandiera nazionale, come era fuori questione che Washington, nell'interesse
            della propria e della comune difesa,  rinunciasse al  controllo diretto delle  proprie
           .navi mercantili, possibile proprio perché battevano bandiera Panlibhonco, mentre
           se avessero alzato la bandiera di  una potenza marittima europea le  tradizioni e le
            regole di  quest'ultima avrebbero creato un diaframma inaccettabile.

                La Conferenza si  chiuse con un nulla di  fatto,  ma pose in evidenza che gover-
            no ed armatori americani avevano la stessa posizione. Né miglior fortuna ebbero al-
            tre iniziative sul piano diplomatico e negoziale, come pure azioni sindacali e minac-
            ce di sanzioni. La Federazione internazionale dei lavoratori dei Trasporti aveva pro-
            clamato quattro giorni di  boicottaggio a livello mondiale delle navi sotto bandiera
            di convenienza, a partire del  1° dicembre 1958, ma all'avvicinarsi di  questa data il
            fronte  sindacale cominciò a disunirsi, anche perché gli  armatori interessati minac-
            ciarono azioni giudiziarie di  rivalsa;  tuttavia, secondo la  Federazione,  il  boicottag-
            gio venne effettuato in  diciassette paesi e colpì circa 200 navi nei porti, costringen-
            done altre a dirottare;  il  parziale successo,  però, non ebbe l'effetto sperato, tanto
            che la  Federazione, benché ricevesse incoraggiamenti anche da fuori  dell'ambiente
            sindacale, non ritentò una analoga azione una seconda volta. Un altro flop  fu il pia-
            no di lord Simon, già presidente della Chamber of Shipping di Londra, un piano tan-
            to pubblicizzato  quanto  di  fatto  inattuabile:  auspicava  la  costituzioile  di  un  club
            chiuso delle nazioni marittime le cui flotte battevano la loro reale bandiera; il navi-
            glio sarebbe stato costruito e commerciato solo all'interno del club, così - conclu-
            deva ottimisticamente lord Simon - "la liquidazione delle  flotte  sotto bandiera di
            comodo sarebbe stata solo questione di  tempo".  Ciò,  unito all'embargo delle assi-
            curazioni,  poteva danneggiare  seriamente  le  marine Panlibhonco,  ma l'attuazione
            avrebbe avuto senso solo se non vi  fossero state defezioni ed avrebbe portato i pae-
            si  coinvolti  in  urto con gli  Stati Uniti.  Il  che era palesemente un'utopia, visto che
            proprio gli  Stati Uniti erano la principale garanzia per la difesa dei loro alleati.
                Le m~nacciate iniziative ostili, inoltre, fornirono agli ambienti Panlibhonco un
            utile pretesto per ignorare i deliberati  della Conferenza ginevrina e di atteggiarsi a
            difensori del sacro principio della libertà dei mari, ad estrema, se pur superflua, di-
            mostrazione del valore che i motivi ideali e giuridici possono assumere in bocca ad
            operatori economici.
                Dal  punto di vista della NATO la sostanza del  problema consisteva nell'assi-
            curarsi la cooperazione di  tutte le  forze  dci paesi  associati e non era ammissibile
            che  navi  appartenenti  a cittadini  dell'Alleanza,  o comunque da essi  controllate,
            non avessero  i medesimi obblighi ai  fini  della difesa  economica o  militare,  qua-
            lunque  fosse  la  bandiera  battuta;  lo  spirito  del  Patto  non consentiva  eccezioni,
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