Page 91 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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L'OPINIONE  PUI\IILlCA  E LE  CLAUSOLE  DEL  TRAlTATO  DELLA  PACE  DI PARIGI


             Sembra  inoltre ingiusto per Borsa anche e soprattutto perché con quell'ipoteti-
         co atto si  punirebbe la "nuova Italia", scaturita dal 25  luglio, da1l'8  settembre e dal-
         Ia lotta di  liberazione: un'Italia forse colpevole di  non avere impedito che il  fascismo
         giungesse al  potere e oltrepassasse il  baratro del  conflitto, ma che ha saputo da tale
         errore ampiamente riscattarsi.  E,  dopo il  "bastone" sugli  appetiti coloniali  britanni-
         ci, ecco che  Borsa tenta di  blandire Londra, utilizzando invero argomenti tanto no-
         bili  quanto vetusti, in una sorta di  lettura crociana dell'interna vicenda fascista e un
         conseguente  ricollegamento della "nuova Italia"  all'Italia  liberale,  o  perlo meno alla
         di  essa politica estera:  si  evocano quindi gli  accordi anglo-italiani sull'Egitto e Suez,
         l'accordo per Massaua, la conferenza di Algeciras del 1906 (dove Londra acconsentì
         all'impresa di  Libia)  e  finanche  l'intera politica pro britannica condotta dai governi
         italiani sin dal remoto' 1870. Con un passato siffatto, conclude Borsa, la Gran Breta-
         gna non potrà di  certo agire come si vocifera:  ma se così non fosse, "noi sapremo chi
         ringraziare,  insieme con tutto il  resto, anche di  questa sciagura" (lI).

             Il  fondo  di  Borsa  segna  lo  spartiacque  nell'approccio avuto dall'opinione  pub-
         blica italiana alla fase  preparatoria del 1Ì'attato di  Pace:  da questo momento i quesi-
         ti  e le incertezze si  mescolano con delusioni e minacce. Soprattutto, le simpatie ver-
         so gli  uni  o gli  altri  modificheranno drasticamente,  di  volta in  volta,  la  lettura delle
         notizie  e l'attribuzione delle  responsabilità.  Ma su  tutte  le  posizioni  si  estenderà la
         percezione vieppiù concreta e  provata di  un'Italia che  non ha  finito  di  patire e che,
         anzi,  deve passare attraverso una delle sue prove più difficili.
             In ogni caso, il  riconoscimento dei tre "Grandi" del  fatto che l'Italia è stata la
         prima delle  potenze dell' Asse  a  rompere con  la  Germania,  la  conseguente assicu-
         razione che una rappresentanza del governo di  Roma siederà alla Conferenza del-
         la  pace  e la  promessa che  dopo la  ratifica del  trattato,  l'Italia potrà entrare nelle
         Nazioni unite, sono segnali  indiscutibilmente positivi  e che come tali vengono ac-
         colti  dallo  stesso  Borsa e dalla  stampa  nazionale  nei  giorni  immediatamente suc-
         cessivi il  vertice di  Potsdam (12):  non vi  sono, in ultima analisi, grandi speranze, co-
         me le  notizie provenienti da Mosca e da Atene circa il  destino dei territori d'oltre-
         mare confermano, o  come il  montante sospetto che si  ordisca un piano per esclu-
         dere  l'Italia  dal  Mediterraneo  a  favore  dell'Unione  Sovietica (13),  ma  perlomeno



            (Il)  M.B.  (Mario Borsa), "Se fosse  vero", in:  Corriere d'Inforlllazione, 2 agosto  1945, p.  I.
            (12)  Mario  Borsa,  "[  princi pi  dei  «tre  grandi»",  in:  Corriere  d'Informazione,  4  agosto
         1945, p.  l.
            (13)  "L'armistizio  con  l'Italia:  le  clausole  militari  pubblicate  a  Londra",  in:  Corriere
         d'Informaziolle,  7  agosto  1945,  p.  I.
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