Page 92 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
P. 92

MARCO  CUZZI

           l'Italia  potrà contrattare, discutere e  sperare  un giorno di  tornare  nell'alveo se
           non delle potenze almeno delle nazioni rispettate e indipendenti. Soprattutto vi
           è  nel  direttore  del  Corriere,  come  in  altri  intellettuali  e  politici,  da  Moravia  a
           Einaudi,  da  Antoni  a  Spinelli,  la  consapevolezza  che  il  futuro  del  Paese  sarà
           sempre più europeo e che le antiche questioni  nazionali e  nazionalistiche saran-
            no superate - pur tra tutti i distinguo e  i realismi einaudiani - dall'integrazione
           su  scala  continentale (14).

                La  posizione complessivamente ancora ottimista di  Borsa non è certo condi-
           visa  dalle aree più moderate. Angelo Omodeo, collaboratore cii  Borsa sul  Corrie-
           re,  è ad esempio assai  più drastico nei giudizi sul vertice di  Potsdam, e  parla espli-
           citamente di  un'Europa ridotta a territorio coloniale e  paragona il  Paese alla Tur-
            chia dopo la  Prima guerra mondiale e  alla  Cina dei  tempi  dei boxers(lS).  Lettura
            analoga  viene  data dal  gruppo  milanese del  ex  "Banda Franchi" che,  raccolto at-
            torno  a  Edgardo  Sogno,  pubblica  la  rivista  Costume:  Potsdam  è  per  quest'area
            cattolico-liberale dal  convinto  respiro  nazionalista e  monarchico  la  riedizione di
            Versailles, satura com'è di  "aridità dci  tecnicislllo politico diplomatico" (16).
                Conclusosi  il  vertice  di  Potsdam  e,  subito dopo esso,  anche l'ultimo scenario
            residuo del conflitto con la  capitolazione nipponica, 1'11  settembre si  apre a  Lon-
            dra  la  conferenza  dei  cinque ministri  degli  Esteri  delle  potenze vincitrici:  oltre ai
            tre "Grandi", è  ormai  evidente che l'Italia dovrà confrontarsi  con le  rivendicazio-
            ni  della  Cina sulla concessione di  Tien-sin ma soprattutto con il  revanscismo fran-
            cese, che da tempo parla di  compensi sulle Alpi  occidentali. Ma l'elemento centra-
            le, il  vero protagonista e l'oggetto d'attenzione del dibattito dalle colonne dei gior-
            nali  italiani  è e sarà l'annosa, delicatissima questione confinaria orientale.  La  con-
            ferenza  è  anticipata  dali 'occhiuta  attenzione  dell'Avanti!.  Il  quotidiano dci  Psiup
            riassume  prima  in  un  fondo  anonimo  e  poi  in  un  poderoso  intervento  di  Pietro
            Nenni  la  posizione socialista:  l'Italia fascista  ha perso la guerra, l'Italia antifascista
            e dell"'insurrezione d'aprile" non può che vincere la pace. Circa le frontiere orien-
            tali,  quelle  più delicate e  insanguinate anche da orrori  recentissimi,  ci  vuole  anzi-
            tutto  disponibil ità  da  parte  dci  governo di  Roma,  che  non  può non  riconoscere


               (14)  "Perché  questa  aspirazione  degli  intellettuali  non si  traduce  in  una agitazione  di  popoli?
            Perché  i partiti dei  diversi  Paesi  non si  accordano almeno in  questo:  sopprimere i 'confini scellera-
            ti'?" (M.I~. - Mario Borsa -, "Pace nel  mondo?", in:  Corriere d'Informazione,  15 agosto  1945, p.  1).
               (15)  Enrico Decleva, "Un difficile adattamento:  la  pubblicistica  liberai-democratica italiana e
            la  realtà  internazionale", in:  CItalia e la  politica di  potenza in  Europa  (1945-50), a cura di  Ennio
            Di  Nolfo,  Romain  H.  Rainero,  Brunello Vigezzi,  Marzorati Editore, Milano,  1988, p.  378-379.
               (16)  lvi,  p.  378.
   87   88   89   90   91   92   93   94   95   96   97