Page 175 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale

            per scortare la nave con Garibaldi fino all’imboccatura del porto.
               In occasione del primo viaggio di Garibaldi in Inghilterra, nel febbraio 1854, la
            sua presenza era passata pressoché inosservata: il Daily News ne aveva dato notizia
            in una sola riga, nulla avevano pubblicato il Times ed i giornali radicali. Ben diverso
            l’esito nell’aprile 1864: la sua personalità di soldato combattente per la libertà e la
            sua fama di acerrimo nemico del papato fecero della sua visita un trionfo a livello
            popolare e un successo presso l’establishment, ben presto tramutato però in fonte di
            preoccupazione. Il 12 gennaio 1860 Garibaldi aveva avuto da Lord Shaftesbury un
            primo invito a recarsi a Londra; da molte parti gli inviti si erano poi moltiplicati dopo
            l’impresa dei Mille e anche dopo Aspromonte. Dal 1862 esisteva a Glasgow un Gari-
            baldi’s Fund per aiutarlo nella sua lotta contro il papato. Il generale affermò di recarsi
            in Inghilterra solo per esprimere a quel Paese la sua gratitudine per l’aiuto ricevuto
            nel 1860 e per curare le sue ferite; ma non vi è dubbio che andò anche per cercare
            aiuti morali e finanziari alla sua causa e per incontrare i molti rivoluzionari europei
            che vivevano a Londra. Il carattere del suo viaggio non doveva essergli però molto
            chiaro e finì per scontentare tanto i mazziniani, che speravano di gestire la sua visita,
            quanto gli aristocratici, che volevano ridurre la sua presenza ad un fatto mondano, e i
            membri del governo che, dopo averlo incautamente riverito, furono costretti a cercare
            il modo di troncare la sua permanenza.
               Prima del suo arrivo, il primo ministro Lord Palmerston si mostrò molto sicuro di
            poterlo controllare strettamente. «Non credo - scriveva al ministro degli esteri Lord
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            Russell il 6 aprile  - che egli venga qui per mettersi alla testa di un movimento rivo-
            luzionario europeo. Comunque appena arriva in città avrò una buona chiacchierata
            con lui e non solo gli darò buoni consigli ma lo contro-interrogherò come se fossi
            un avvocato dell’Old Bailey e penso gli caverò fuori la verità». Ai loro occhi, con-
            tinuava Palmerston, Garibaldi doveva essere «l’uomo che diede Sicilia e Napoli al
            suo Re», non l’uomo di Aspromonte, aggiungendo che non potevano ricevere fredda-
            mente una persona cui la nazione si apprestava a fare accoglienze calorose e che Lord
            Shaftesbury assicurava che era venuto solo per ragioni di salute e per ringraziare gli
            inglesi: «Ciò che maggiormente desidera vedere non è l’arsenale di Woolwich, ma la
            fattoria di Mechis e si preoccupa più di mucche e conigli e di attrezzi agricoli che di
            fucili o cannoni».
               Le varie descrizioni del suo arrivo parlano di mezzo milione di persone, tra la
            folla in strada ed affacciata alle finestre, dai sobborghi a Pall Mall e di cinque ore im-
            piegate per andare alla stazione di Vauxhall a Stafford House, la residenza del Duca
            di Sutherland dove fu ospitato. «La folla premeva tanto da entrambi i lati contro gli
            sportelli della carrozza, che quando ... Garibaldi e i suoi compagni di viaggio ne fu-


            29   FO 30/22/70, ff. 6-7.
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