Page 177 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale

            promettere che l’avrebbe letto. Infine, con grande irritazione della Regina, il Principe
            di Galles si incontrò con Garibaldi a Stafford House. Prima di giungere a Londra, Ga-
            ribaldi aveva soggiornato per una settimana nell’isola di Wight, ospite del deputato
            liberale Charles Seely, e la Regina aveva abbandonato l’isola, che era uno dei suoi
            luoghi preferiti di soggiorno. Il giorno dell’arrivo a Londra del generale, Vittoria de-
            plorò nel suo diario le accoglienze trionfali ad un uomo che era sì «onesto, disinteres-
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            sato e coraggioso», ma era «un capo rivoluzionario» . Il 21 scrisse a Lord Granville
            sottolineando che i discorsi di Garibaldi e i rivoluzionari cui si accompagnava dimo-
            stravano che il governo non era riuscito a tenerlo fuori da mani pericolose, fallendo lo
            scopo in nome del quale aveva giustificato la necessità di onorare Garibaldi. La Re-
            gina quindi «non poteva che deplorare grandemente» gli onori quasi reali conferiti ad
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            un uomo che dichiarava apertamente di voler attaccare Roma, Venezia e la Russia .
               La società londinese era impazzita per il generale. Però questi cominciò subito a
            incontrarsi con la crema della rivoluzione europea, Giuseppe Mazzini, Aurelio Saf-
            fi, Federigo Campanella, Alexandre Ledru-Rollin, Louis Blanc, Alexander Herzen,
            Karl Blind e capi sovversivi tedeschi e polacchi. In molti discorsi Garibaldi si lasciò
            andare a toni demagogici. Inoltre si moltiplicarono gli inviti a compiere visite in
            provincia e nel nord. Ciò si confaceva ai piani di Mazzini, che in provincia avrebbe
            dato un carattere popolare e democratico alla visita e l’avrebbe utilizzata per racco-
            gliere fondi. Tutto ciò non poteva andar bene al governo e all’aristocrazia. Finché si
            trattava di esibire il rivoluzionario nei salotti, era uno sport poco pericoloso; si poteva
            senz’altro lodarlo per la sua lotta contro il papato, si potevano anche tollerare i suoi
            attacchi ai moderati italiani ed ai sovrani “assoluti”, ma non si poteva permettere che
            egli predicasse le sue idee sovversive e con qualche vaga venatura socialista nelle
            città inglesi di provincia, ove molti prevedevano la possibilità di disordini. Così il
            governo provocò la partenza anticipata di Garibaldi.
               Tra i tories era avvenuta una piccola crisi. Mentre nessuno di loro partecipò ai
            ricevimenti e Benjamin Disraeli, astro nascente del partito conservatore, rifiutò ca-
            tegoricamente qualunque invito ad incontrare Garibaldi, che considerava nemico di
            ogni autorità costituita sia nello Stato che nella chiesa, il 13 aprile Lord Derby, leader
            dei tories, e Lord Malmesbury si recarono da lui a Stafford House. Il giorno seguente
            il Marchese di Bath si dimise per protesta da Chief whip conservatore alla Camera dei
            Lords e Malmesbury annotò che il partito era furioso.
               Ma anche i liberali cominciarono a cercare il modo di por termine alla visita e


            32   Cit. in Ridley, op. cit., p. 642
            33   The Letters of Queen Victoria. Second series. A selection from Her Majesty’s correspondence
               and journal between the years 1862 and 1878. Published by authority of His Majesty the King,
               ed. by G. E. Buckle, vol. I, John Murray, Londra, 1926, pp. 174-75.
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