Page 172 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            azioni»  e fu dato ordine alla marina britannica di ostacolare il passaggio dei garibal-
            dini attraverso lo stretto di Messina. Il 9 agosto Sir James Hudson, ministro a Torino,
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            inviò ai consoli una circolare  invitandoli ad astenersi e a far astenere i sudditi bri-
            tannici da qualunque contatto con persone implicate con la spedizione di Garibaldi.
               In tutta la vicenda il governo inglese incitò quello italiano alla fermezza. Il 18
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            agosto il ministro degli esteri Lord Russell  telegrafò a Hudson: «Se il Governo
            Italiano desidera fermare Garibaldi, attui un blocco dei porti Siciliani e lo convo-
            chi a Torino entro otto giorni, in caso di non-ottemperanza a ciò egli sia arrestato e
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            processato per insubordinazione» . Il 27 sempre Russell telegrafò a Hudson di dare
            istruzioni al console a Napoli di lasciare la città se vi fosse entrato Garibaldi. Dopo
            l’episodio di Aspromonte Palmerston lodò la fermezza delle truppe regie e Russell
            telegrafò a Hudson esprimendo l’auspicio che Garibaldi, per i servigi resi in passato,
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            fosse perdonato, ma contemporaneamente, come condizione del perdono, esiliato .
            Tale fermezza del governo britannico nei confronti di un personaggio che era stato
            in passato e sarebbe stato ancora in futuro così popolare in Inghilterra era dovuta ai
            gravi pericoli che l’impresa di Garibaldi suscitava per la stabilità del Regno d’Italia.
            Se la spedizione fosse riuscita a conseguire il suo obiettivo senza provocare reazioni
            internazionali, si può ragionevolmente supporre che gli inglesi non sarebbero certo
            stati così severi e forse l’avrebbero alla fine approvata, come l’impresa dei Mille. Ma
            in questo caso non vi era alcuna possibilità di successo, l’impresa era in sé una follia
            (sia pure «eroica follia», come scrisse il 3 settembre il Daily Telegraph), e soprattutto
            poneva Garibaldi come ribelle davanti al Re e in conflitto con il governo, fino a get-
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            tare il giovane Stato sull’orlo della «guerra civile» , con il rischio che certe Potenze
            cogliessero l’occasione per intervenire a smembrare il fragile edificio unitario. Sin-
            tetizzando si potrebbe dire che per il governo inglese l’obiettivo era sacrosanto, ma
            erano del tutto sbagliati i modi e i tempi da essa impiegati.


            21  Pepoli a rattazzi, 21-8-62, in I Documenti Diplomatici Italiani [DDI], I serie, 1861-1870, vol.
               II, 1° agosto 1862-9 luglio 1863, a cura di R. Moscati, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma
               1965, n. 62.
            22   PRO, Foreign Office General Correspondence, Italy [FO 45], 25, n. 266.
            23  Nel luglio 1861 Lord John Russell, che portava tale titolo di cortesia come figlio cadetto del
               sesto Duca di Bedford, fu creato Conte Russell di Kingston Russell e Visconte Amberley di
               Amberley ed Ardsalla ed entrò nella Camera dei Lords. Da tale data va quindi citato, secondo
               l’uso inglese, come Lord Russell e non più come Lord John Russell.
            24  russell a Hudson, 18-8-2, FO 45/20, n. 214.
            25  russell a Hudson, 1-9-62, FO 45/20, n. 225.
            26  Il termine «guerra civile» fu usato dalla stampa inglese ed il Daily Telegraph, il 3 settembre,
               diede al suo articolo di fondo il titolo la guerra civile in italia.
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