Page 168 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            di, «soldato del cosmopolitismo rivoluzionario»  e «rivoluzionario disciplinato» , gli
            inglesi apprezzarono ovviamente la seconda. Come il Principe di Salina confidavano
            che il Re Vittorio Emanuele II lo avrebbe imbrigliato .
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               Garibaldi stesso riconobbe più volte il suo debito verso l’Inghilterra. Rievocando
            la protezione che le navi britanniche avevano dato allo sbarco a Marsala, scrisse:
            «La nobile bandiera di Albione contribuì, anche questa volta, a risparmiare lo spar-
            gimento di sangue umano; e io, beniamino di cotesti Signori degli Oceani, fui per la
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            centesima volta il loro protetto».  Ricevendo il 20 aprile 1864 la cittadinanza onoraria
            della City di Londra, disse di aver «invocato in America la protezione della bandiera
            inglese e di essere stato salvo. In Cina ed in tutto il mondo mille volte nel corso della
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            mia vita ho ricevuto favori così grandi che è impossibile io mai li dimentichi» .
               Per comprendere le ragioni dell’intesa tra Garibaldi e l’Inghilterra occorre fare
            riferimento alla politica britannica verso il Risorgimento. Londra elaborava la sua
            politica nei confronti della formazione di una monarchia unitaria in Italia in primo
            luogo alla luce di semplici considerazioni di equilibri di potenza, ossia valutando se
            uno Stato unitario fosse un fatto positivo per gli interessi inglesi nel Mediterraneo e


            5  Così lo definisce il rivoluzionario francese Louis Blanc, cit. in F. Conti, L’Italia dei demo-
               cratici. Sinistra risorgimentale, massoneria e associazionismo fra Otto e Novecento, Franco
               Angeli, Milano 2000, p. 83.
            6  M. Isnenghi, Garibaldi fu ferito. Storia e mito di un rivoluzionario disciplinato, Donzelli,
               Roma 2007.
            7  «Il nome di Garibaldi lo turbò un poco. Quell’avventuriero tutto capelli e barba era un mazzi-
               niano puro. Avrebbe combinato dei guai. “Ma se il Galantuomo lo ha fatto venire quaggiù vuol
               dire che è sicuro di lui. Lo imbriglieranno”» (G. Tomasi di Lampedusa, il Gattopardo, Milano
               1963, p. 36 [I ed. 1958]).
            8  Cit. in A. Scirocco, Giuseppe Garibaldi, Milano 2005, p. 217.
            9  Cit. in Seton-Watson, op. cit., p. 253. «La protezione che Garibaldi ha ricevuto dagli inglesi fin
               dall’inizio della sua carriera di combattente costituisce molto di più di un semplice dettaglio in
               tutta la sua vicenda umana e politica», G. Oneto, L’iperitaliano. Eroe o cialtrone? Biografia
               senza censure di Giuseppe Garibaldi, Il Cerchio, Rimini 2006, p. 274). Il volume di Oneto è il
               più serio e documentato esempio di recente letteratura storiografica “antigaribaldina”, che alle
               pp. 274-78 riepiloga tutte le circostanze dei rapporti tra Garibaldi e l’Inghilterra. «Garibaldi
               ebbe un nume tutelare: la Gran Bretagna. Più esattamente la Massoneria inglese» affermò nel
               1988 ad un convegno l’allora Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Armando Corona (la
               liberazione d’Italia nell’opera della massoneria, a cura di A. A. Mola, Bastogi, Foggia 1990).
               Nello stesso convegno una relazione documentò definitivamente il finanziamento di 3 milioni
               di franchi francesi (circa 15 milioni di Euro) che le logge massoniche di Gran Bretagna, Cana-
               da e Stati Uniti fornirono alla spedizione dei Mille (G. Di Vita, Finanziamenti della spedizione
               dei Mille). Su Garibaldi massone cfr. A. A. Mola, Garibaldi vivo. Antologia critica degli scritti
               con documenti inediti, Mazzotta, Milano 1982, cap. 6.
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