Page 170 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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Francia Genova e la Sardegna.
Poi però i governanti inglesi si convinsero che un regno più grande sarebbe stato
maggiormente autonomo dalla Francia e, con una decisione senza dubbio determi-
nante per il successo finale dell’impresa dei Mille, declinarono l’invito francese di
impedire congiuntamente il passaggio di Garibaldi sul continente, dichiarando inoltre
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che avrebbero disapprovato un intervento isolato della Francia . Il gabinetto di Lon-
dra approvò il 25 luglio un dispaccio in cui il principio di non intervento era portato
alle estreme conseguenze: «La forza di Garibaldi non era in sé sufficiente a rovescia-
re la Monarchia napoletana. Se l’esercito, la marina, il popolo di Napoli fossero stati
devoti al loro Re, Garibaldi sarebbe stato sconfitto; al contrario se essi erano disposti
ad accogliere Garibaldi, il nostro intervento sarebbe un’ingerenza negli affari interni
del Regno di Napoli ... Noi pensiamo che i napoletani dovrebbero essere liberi di
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decidere se vogliono respingere Garibaldi e se lo vogliono ricevere» .
Giunto a Napoli, per coltivare le simpatie inglesi, il 23 ottobre 1860 Garibal-
di scrisse al Consolato britannico di Napoli donando il terreno, nell’attuale Via S.
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Pasquale a Chiaia, per la costruzione di una chiesa anglicana . Il Times di Londra
aveva invitato Garibaldi a far esaminare scientificamente il sangue di San Gennaro,
ma l’accorto Dittatore delle Due Sicilie preferì accattivarsi le simpatie del popolo
napoletano partecipando alla cerimonia del miracolo, nel corso della quale predicò il
pittoresco Fra’ Pantaleo. I veri sentimenti di Garibaldi emersero qualche anno dopo,
quando definì le reliquie una «umiliante composizione chimica» ed esortò i napoleta-
ni a «frangere per sempre quell’ampolla contenente il veleno!» .
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Il governo britannico approvò con convinzione l’invasione degli Stati Pontifici da
14 Sul ruolo della marina britannica cfr. R. Mundy, La fine delle Due Sicilie e la marina britan-
nica: diario di un ammiraglio 1859-61, tr. it., Berisio, Napoli 1966, e Id. La flotta inglese ed
i Mille (Palermo e Napoli): ricordi storici della Reale Marina britannica (1859-1861), tr. it.,
Giovanelli, Toscolano sul Garda 1965. La Regina Vittoria aveva invece chiesto a Russell di
fermare Garibaldi (7 e 12-7-59, Public Record Office [PRO], russell Papers [FO 30/22], 14
B).
15 In S. Walpole, Life of Lord John Russell, Longmans & Co, Londra 1889, vol. II, p. 324. Cfr.
anche, per tutti i dispacci diplomatici relativi all’impresa di Garibaldi, le raccolte pubblicate
in House of Commons Accounts and Papers, 1860, vol. LXVII.
16 edizione nazionale degli scritti di Giuseppe Garibaldi, vol. XI, epistolario, vol. V, 1860, a
cura di M. de Leonardis, Istituto Nazionale per la Storia del Risorgimento Italiano, Roma1988,
N. 1861, p. 270.
17 Cit. in Oneto, op. cit., p. 160. Sul volgare anti-clericalismo di Garibaldi, che definì Papa Pio
IX un «metro cubo di letame» (G. Garibaldi, Scritti politici e militari. Ricordi e pensieri inediti
raccolti su autografi, stampe e manoscritti da Domenico Ciampoli, Voghera, Roma 1907, pp.
523-25) cfr. M. de Leonardis, Il Risorgimento e la Chiesa Cattolica, in M. Viglione (a cura di),
La rivoluzione italiana. Storia critica del Risorgimento, Il Minotauro, Roma 2001, pp. 233-38.

