Page 174 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            mo, era religione di Stato ed i cattolici non erano ancora del tutto usciti dalla condi-
            zione di minoranza discriminata. Londra peraltro, per non creare problemi alla sua
            dominazione, non cercò mai di diffondere il protestantesimo nell’arcipelago, anche
            se questo era la base per l’invio di propaganda protestante in Italia. Inoltre Malta, per
            varie ragioni, prima tra tutte la vicinanza geografica alla Sicilia, era un luogo ove i
            contrasti di idee e di gruppi generati dal processo di unificazione italiana trovavano
            un’eco particolarmente vivace.
               La formazione del Regno d’Italia ed in particolare la fine del Regno delle Due
            Sicilie provocarono un mutamento radicale nell’emigrazione politica italiana a Mal-
            ta. Quasi tutti gli esuli liberali, giunti soprattutto dopo il 1849, lasciarono l’isola per
            ritornare in Patria, mentre cominciarono a giungere a Malta gli esuli borbonici: espo-
            nenti dell’aristocrazia, che ben presto si trasferirono però a Roma, militari, poliziotti
            ed impiegati civili, alcuni dei quali erano certo tuttora al servizio del governo bor-
            bonico e impegnati in attività segrete, oltre ai gesuiti. Quando svanirono le speranze
            di un pronto intervento delle Potenze europee per restaurare Francesco II, gli esuli
            borbonici cominciarono ad organizzarsi politicamente, tenendo riunioni, pubblican-
            do giornali ed opuscoli e guadagnandosi simpatizzanti nell’aristocrazia e nel clero
            maltesi.
               Giunto nel porto di La Valletta alle 2 antimeridiane di mercoledì 23 marzo 1864
            (nel mezzo della Settimana Santa), Garibaldi ripartì intorno alle 18 del 24 marzo. La
            permanenza a Malta durò quindi in tutto quaranta ore, durante le quali vi furono acce-
            se manifestazioni sia favorevoli che contrarie a Garibaldi, la cui partenza fu piuttosto
            movimentata. Il ripon, giunto la mattina da Alessandria, salpò alle 18, ma già dalle
            13, o secondo altre versioni poco dopo mezzogiorno, Garibaldi aveva lasciato il suo
            albergo e vi si era imbarcato. Timorosi di incidenti, gli amici di Garibaldi avevano
            sparso la notizia che egli avrebbe lasciato l’albergo alle 15, organizzando invece
            il trasferimento intorno all’ora di pranzo, quando le vie erano meno frequentate, e
            seguendo un percorso diverso da quello previsto. Inutilmente si era cercato di no-
            leggiare anche a caro prezzo una carrozza e si dovette accettare un passaggio offerto
            sulla loro vettura dalla moglie e dalla figlia dell’Ammiraglio Austin, comandante
            dell’arsenale, che si erano recate in visita da Garibaldi intorno alle 13, come era stato
            opportunamente convenuto.
               Nonostante queste precauzioni, la carrozza ed i suoi occupanti furono accom-
            pagnati dai fischi e dagli insulti del popolo; limoni ed altri oggetti furono scagliati
            contro gli occupanti e sembra che Nicola Fabrizi, garibaldino residente a Malta, fosse
            colpito alla testa da un sasso. Giunti al porto, durante l’imbarco e successivamente
            alla partenza del ripon, continuarono le dimostrazioni ostili, con la folla che urla-
            va Nmik tal knisia t’Alla, Klieb, Framasuni, cioè «Nemico della Chiesa di Dio»,
            «Cane», «Massone», mentre i sostenitori di Garibaldi noleggiarono il cutter Bulldog
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