Page 176 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            rono scesi, cadde a pezzi: i fianchi erano stati staccati dai cardini dalla pressione della
            folla che, stringendosi e premendo attorno alla carrozza, li aveva tuttavia mantenuti
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            al loro posto» . Già però nel primo colloquio di mezz’ora che Palmerston ebbe con
            Garibaldi il giorno dopo il suo arrivo si manifestò uno screzio. Il primo ministro lo in-
            vitò alla pazienza e alla prudenza, parlandogli dei pericoli che si sarebbero corsi a vo-
            ler fare presto e male e sembra che Garibaldi riconoscesse la necessità di adattarsi ai
            tempi e alle circostanze. Quando però Palmerston insistette molto perché egli facesse
            un atto di ossequio al Re d’Italia e rendesse visita alla legazione italiana, Garibaldi,
            nonostante ulteriori insistenze del Duca di Sutherland, di Shaftesbury ed anche di
            compatrioti e antichi garibaldini, rifiutò adducendo critiche al governo italiano, che
            limitava, a suo dire, la libertà di stampa e dei cittadini. Fu rilevato poi che durante tut-
            ta la sua visita, tra innumerevoli brindisi, mai ve ne fu uno a Vittorio Emanuele II.
               Il governo italiano aveva accolto in un primo tempo con sollievo la notizia che
            Garibaldi, lasciando Caprera, si era diretto in Inghilterra e non verso qualche impresa
            sovversiva. Ma nello stesso tempo il ministro a Torino Elliot comunicò anche che
            «l’accoglienza trionfale che ci si aspetta incontrerà Garibaldi in Inghilterra produrrà
            estrema irritazione e fastidio in tutto il partito liberale moderato in Italia e con tutta
            probabilità indebolirà e imbarazzerà il governo». Il 16 aprile Elliot confermò che le
            sue impressioni si erano dimostrate anche troppo caute: «Il più estremo fastidio viene
            mostrato da tutti quelli legati con la Corte, il Governo, l’Esercito e il partito mode-
            rato in genere, mentre una esaltazione poco meno estrema è manifestata dal partito
            di azione» . A nulla servivano le spiegazioni di Elliot che Garibaldi era accolto non
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            come «l’uomo di Aspromonte », ma come «l’uomo che diede al suo Re il Regno delle
            Due Sicilie». Il disappunto italiano si espresse con la cancellazione della visita che il
            Principe ereditario Umberto avrebbe dovuto fare in Inghilterra.
               Tutto ciò non impedì all’aristocrazia, al governo, alla gerarchia anglicana ed alla
            classe politica di colmare Garibaldi di onori e attenzioni. La moglie e la madre del
            Duca di Sutherland, affascinate dal Generale, ospitato principescamente per due set-
            timane nel loro palazzo, gli scrissero poi a Caprera lettere appassionate. Tutti i prin-
            cipali leaders politici lo incontrarono e l’Arcivescovo di Canterbury fu presente a
            un banchetto in suo onore. Garibaldi fu ricevuto con grande rispetto alla Camera dei
            Lord, dove il vescovo anglicano di Oxford, Samuel Wilberforce, un prelato molto
            conservatore, fu particolarmente caloroso con lui. Evidentemente contava la comune
            avversione al papato, che fu anche il motivo di un incontro con la evangelical Con-
            tinental society, che aveva lo scopo di diffondere bibbie protestanti nel continente.
            Lord Shaftesbury gli regalò un’edizione italiana del Nuovo Testamento, facendosi

            30   J. Ridley, Garibaldi, tr. it., Rizzoli, Milano 1976, p. 639.
            31   elliot a russell, 16-4-64, FO 45/57, n. 82.
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