Page 169 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale
se ciò avrebbe rafforzato o diminuito l’influenza di altre Potenze. La simpatia dell’In-
ghilterra per il movimento nazionale italiano quindi cresceva quando si riteneva che
l’Italia sarebbe stata amica dell’Inghilterra e rivale o comunque autonoma rispetto
alla Francia e diminuiva quando si temeva il verificarsi della situazione opposta. In
secondo luogo, il partito whig-liberale, che fu al potere negli anni cruciali dell’uni-
ficazione italiana, ad esempio dal giugno 1859 al giugno 1866, applicava in Italia
la sua tradizione diplomatica di appoggio al liberalismo. Nel caso italiano, infine,
a questo secondo aspetto si univa un fattore religioso: «Significativo nel suscitare
l’interesse inglese al problema italiano, e di gran lunga determinante nel dare agli
inglesi un atteggiamento particolare verso di esso, fu il Protestantesimo ... il Cat-
tolicesimo romano era odiato dalla massa degli inglesi come l’arci-nemico della li-
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bertà, ogni oppositore del Papato era un alleato dell’Inghilterra» . Come scrive un
vescovo anglicano, in Inghilterra «l’opinione prevalente delle persone religiose ...
era che il culto Cattolico Romano è idolatria e che era meglio essere un ateo che un
papista» . Contribuendo ad abbattere il Potere Temporale gli inglesi intendevano
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indebolire mortalmente la religione contro la quale si erano ribellati nel XVI secolo.
Alcuni, come Lord Shaftesbury, leader dell’ala evangelica della Chiesa anglicana,
speravano addirittura di fare dell’Italia un paese protestante . Naturalmente l’affi-
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liazione massonica di Garibaldi era un importante elemento per renderlo beniamino
dell’establishment britannico, considerando che la setta era anti-cattolica ma non,
nel Regno Unito, anti-cristiana e ad essa appartenevano anche prelati della Chiesa di
Stato anglicana.
Non è il caso di ripercorrere in questa sede le vicende diplomatiche relative all’at-
teggiamento britannico verso il problema italiano nel 1859-60. Basti ricordare che
inizialmente gli inglesi erano contrari all’unità di tutta la penisola, «perché Napoli
non può essere governata da Torino o da Firenze finché ne è separata dallo Stato Pon-
tificio» e «perché i napoletani sono troppo corrotti e la loro amministrazione civile e
militare è così deplorevole che una fusione con l’Italia settentrionale, dove la norma
dell’onestà regola la cosa pubblica, sarebbe causa di decomposizione sociale e pu-
trefazione politica» . Inoltre il primo ministro Lord Palmerston ed il ministro degli
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esteri Lord John Russell, temevano che Cavour pur di ottenere il sud, cedesse alla
10 D. Beales, England and Italy 1859-60, Nelson, Londra 1961, p. 22.
11 J. R. H. Moorman, A History of the Church in England, 3rd ed., Adam & Charles Black, Lon-
dra 1976, p. 392.
12 Sull’appoggio dei protestanti europei ed americani al Risorgimento italiano, cfr. G. Spini,
Risorgimento e protestanti, Il Saggiatore, Milano 1989 (I ediz. 1956).
13 Hudson a Lord John Russell, 18-1-60, lettera privata pubblicata in G. Trevelyan, Garibaldi
and the making of Italy, Longmans Green and Co, Londra 1912, appendice A.