Page 28 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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                Intanto i volontari della spedizione Bertani, che in partenza avrebbero dovuto at-
            taccare lo Stato Pontificio, furono dirottati a Palermo e di là, circumnavigando l’isola
            da ovest e da sud, avviati a Giardini sui piroscafi torino e Franklin; nel medesimo
            tempo il capo di S.M. Sirtori, durante l’assenza del Generale partito per Golfo degli
            Aranci, spostò altre unità organiche, presenti sullo Stretto, nella stessa zona. La sera
            del 18 agosto Garibaldi, tornato dalla Sardegna, si imbarcò sul Franklin insieme alla
            brigata Eberhardt e a parte della brigata Sacchi, mentre la divisione Bixio si stipava
            sul torino: in tutto, 3.267 uomini. Alle 21 i due piroscafi salparono e alle 3 del 19
            erano davanti a Melito di Porto Salvo; alle 8,30 lo sbarco era terminato sebbene la
            nave più grande, il torino, si fosse arenata come era già successo al Lombardo a
            Marsala. Il torino fu poi distrutto nel pomeriggio da forze navali borboniche, ma i
            garibaldini erano ormai in Calabria e si ricongiunsero con gli uomini di Musolino e
            con i patrioti locali. Non era ancora finita. La “flottiglia leggera”, nella notte tra il 20
            e il 21 traghettò in Calabria, vicino a Scilla, 1.268 uomini agli ordini del Cosenz. Ad
            operazione conclusa, sopraggiunsero due unità borboniche, Fulminante e Archimede,
            che distrussero molte barche e catturarono marinai del Castiglia, ma non questi, che
            riuscì a portare in salvo gli scampati.
                Ebbe luogo così un’operazione che sembrava militarmente improponibile: il for-
            zamento di un braccio di mare senza potere navale, malgrado la presenza di una forte
            squadra avversaria. L’illustration del 1° settembre 1860 poteva scrivere “si dipingeva
            l’evacuazione della capitale della Sicilia come un movimento strategico su Messina.
            Oggi il movimento strategico ha raggiunto le Calabrie…”. In effetti Garibaldi, usan-
            do con grande audacia i suoi mezzi navali, era riuscito in una situazione particolar-
            mente difficile dal punto di vista marittimo a superare l’ostacolo. Quando, a Palermo,
            aveva dato appuntamento a Napoli all’ammiraglio britannico Mundy, non era stato
            sbruffone. (15)
                Il terzo Garibaldi è il politico e il pensatore navale. Alla Camera, interrompendo
            un imbronciato silenzio che durava dall’aprile 1861, intervenne nel dibattito il 27
            febbraio 1875 per sostenere le proposte del ministro della Marina Saint Bon che mi-
            ravano alla liquidazione della flotta di Lissa attraverso la vendita di 33 unità militari
            considerate obsolete e ad indirizzare la politica delle costruzioni navali verso unità
            corazzate sempre più grandi. Il vecchio patriota disse: “Vendere i bastimenti inutili
            sembrami logico nell’ordine naturale delle cose;…se sono inutili, perché tenerli?...
            Il secondo progetto…è quello delle corazzate…facciamo delle corazzate forti, le più
            forti che si possono trovare oggi…”. E ricordò ai colleghi che “noi, quasi isolani,
            dobbiamo certamente, con un litorale immenso quale è quello dell’Italia, sia per la
            protezione delle nostre strade ferrate che sono per la maggior parte lungo il litorale,


            15  Cfr M. Gabriele, Da Marsala allo Stretto, Milano, Giuffrè, 1861, passim.
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