Page 87 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale

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            generalmente bloccati ai gradi più bassi della carriera , anche se non mancarono
            eccezioni come quelle che riguardarono Giacomo Medici o Nino Bixio.
               L’Armata Sarda si trasformò in Regio Esercito italiano con le Brigate di nuova
            costituzione Brescia, Cremona, Como, Bergamo e Pavia. All’inizio del 1860 la forza
            del Regio Esercito era di 127.577 uomini di cui 23.000 tra soldati d’ordinanza e vo-
            lontari, compresi i Cacciatori delle Alpi. Le truppe toscane contavano 20.455 uomini
            e le truppe emiliane 31.521 uomini, in gran parte volontari o militari che avevano
            fatto parte degli eserciti del Granducato, dei Ducati e delle Legazioni .
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               Garibaldi, con la sua tensione ideale, con la sua azione di condottiero, con la for-
            za trascinante della sua figura ha dato «un contributo notevole alla militarizzazione
                                                                                     36
            dell’idea di nazione, o viceversa, alla nazionalizzazione dell’immagine dell’esercito»
            trasformando l’idea che degli italiani si aveva ormai da secoli.
               Ne era consapevole Cavour che in una lettera a Costantino Nigra scriveva:
               «Garibaldi a rendu à l’Italie le plus grand service qu’un homme pût lui rendre. Il
            à donné aux Italiens confiance en eux mêmes: il a prouvé à l’Europe que les Italiens
            savaient se battre et mourir sur le champs de bataille pour reconquérir une patrie» .
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               A Garibaldi dobbiamo anche molti romanzi e le Memorie, che cominciò a scri-
            vere a Tangeri alla fine del 1849, all’indomani della difesa di Roma, della ritirata
            attraverso gli Appennini, verso la Romagna, dell’abbandono dell’Italia dopo la morte
            della moglie Anita. Un’opera cui Garibaldi si dedicò riprendendone il filo in diversi
            momenti della vita, integrandola mano a mano di pagine nuove e di nuove vicende,
            fino al 1872.
               La prima parte delle Memorie  compare all’interno del libro di Francesco Carra-
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            no  pubblicato a Torino nel 1860 e intitolato I Cacciatori delle Alpi comandati dal
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            generale Garibaldi nella guerra del 1859.
               Negli anni, il Nizzardo intervenne più e più volte a correggere, integrare, aggiun-



            34   Nicola Labanca, Guerre, eserciti e soldati, in Guida all’Italia contemporanea 1861-1997,
               Garzanti, Milano, 1998, p. 497.
            35   I dati analitici in Virgilio Ilari, Storia del servizio militare in Italia, vol. I (1506-1870), Roma,
               Centro militare di studi strategici, 1989, pp. 362-3.
            36   Alberto Mario Banti – M. Mondini, Da Novara a Custoza: culture militari e discorso na-
               zionale tra Risorgimento e Unità, in Storia d’Italia, n. 28, Guerra e pace. L’elmo di Scipio
               dall’Unità alla repubblica, Torino, Einaudi, 2002, p. 428.
            37   Il carteggio Cavour-Nigra dal 1858 al 1861, a cura della R. Commissione editrice, vol. IV, la
               liberazione del Mezzogiorno, Bologna, Zanichelli, 1929, p. 145.
            38   Riguarda solo il periodo sudamericano.
            39   Il maggiore Carrano era stato capo di stato maggiore di Garibaldi nella campagna del 1859.
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